Mafia Capitale, condannati con
il rito abbreviato Ozzimo e Caprari

Mafia Capitale, condannati con ​il rito abbreviato Ozzimo e Caprari

di Davide Manlio Ruffolo
Si è concluso lo stralcio di Mafia Capitale, con la condanna a 2 anni e 2 mesi di reclusione per l'ex assessore capitolino alla casa Daniele Ozzimo, accusato di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio. Assolto, invece, dal reato di corruzione «per asservimento della funzione», come sollecitato dalla Procura di Roma dopo che la difesa aveva chiesto il riascolto, in aula, di un'intercettazione in cui Salvatore Buzzi, a differenza di quanto trascritto, raccontava ad un altro indagato che Ozzimo «non prende soldi».


Questo quanto deciso dal gup Alessandra Boffo che, nella stessa udienza, ha condannato anche l'ex-consigliere comunale Massimo Caprari, a due anni e quattro mesi, e altri 3 imputati. Si tratta dei fratelli Tommaso e Gerardo Addeo, entrambi collaboratori di Luca Odevaine, per i quali il giudice ha disposto una condanna a un anno e dieci mesi ciascuno e, in ultimo, Paolo Solvi (collaboratore dell'ex presidente del municipio X, Andrea Tassone, ex presidente del municipio X) al quale è stata inflitta una pena a due anni e due mesi di reclusione.

La lettura della sentenza è avvenuta alle 13.30, dopo una camera di consiglio durata 3 ore, e subito dopo Daniele Ozzimo, scuro in volto, ha affermato: «Le sentenze parlano da sole, confido nell'appello e sono convinto che lì emergerà la verità che è fatta di atti» dato che «in questo passaggio ne è emersa soltanto una parte».

L'ex assessore ha puntualizzato: «Sono tranquillo e ho vissuto questi ultimi mesi in serenità. La condanna? Per il clima che c'è in Italia l'avevo messa in preventivo. Ero abbastanza fiducioso perché convinto di aver lavorato bene, come avevo dichiarato al momento delle mie dimissioni, ero orgoglioso del lavoro che avevo portato avanti e del processo di riforma dell'assistenza alloggiativa. Sono sicuro che carte e atti dimostreranno la mia totale buona fede e il lavoro utile e positivo che ho fatto per la mia città. Se se ho sbagliato è giusto che io paghi ma sono convinto di non averlo fatto». Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti Ozzimo, nel 2013, avrebbe ottenuto 20mila euro sotto forma di contributi elettorali e, inoltre, l'assoluzione di un'amica.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 8 Gennaio 2016, 09:47
© RIPRODUZIONE RISERVATA