Italicum, il governo incassa la prima fiducia.
La Camera vota: 352 sì, 207 no, un astenuto

Italicum, il governo incassa la prima fiducia: 352 sì. Ma è caos Pd

di Alessandra Severini
ROMA - L’Italicum va. Il primo voto di fiducia è passato agevolmente con 352 sì e 207 no. Come previsto, la minoranza del Pd ha fatto scelte differenti.





Dei circa 100 ribelli, i più si sono allineati: in 50 esponenti di Area riformista hanno firmato un documento che definisce la fiducia «un errore», ma in cui si ribadisce il sì per una questione di «responsabilità politica». Solo in 38 hanno scelto di non partecipare al voto. Sono nomi di peso - Bersani, Cuperlo, Bindi, Civati, Letta - ma rappresentano il 10% del gruppo Pd alla Camera. I dissidenti dicono di non voler lasciare il partito, ma qualcuno dà per scontati presto o tardi gli addii di Civati e Fassina. «Dal Pd non ce ne andiamo - rimarca invece Bersani - lo strappo lo ha fatto Renzi». Ma, da ieri, di certo, si è aperta una nuova fase fra i dem.



Oggi nei due voti di fiducia programmati si attende un risultato analogo a favore del governo. La prossima settimana invece, con il voto segreto, si capirà se il fronte ribelle si allargherà. Renzi è convinto che non succederà e intende concentrarsi subito su nuovi provvedimenti per lasciarsi alle spalle le polemiche sulla legge elettorale. Quel che conta per lui è portare a casa le riforme. Quella costituzionale sul Senato non elettivo, che però è disposto a correggere. Ed è ancora convinto di poter usare il tesoretto del Def, pari a circa 1,6 miliardi, per costituire un bonus per gli incapienti. E poi la riforma della scuola, per la quale esclude un decreto legge e su cui è disposto ad accettare un confronto: «Siamo aperti a ogni modifica al ddl se finalizzata all’interesse dei ragazzi e di chi la scuola la vive».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 30 Aprile 2015, 09:29