Madri della crisi, la protesta continua:
blitz all'Expo, le donne si incatenano
di Salvatore Garzillo
Alcune si sono incatenate alla struttura e hanno urlato al megafono il loro dissenso per i licenziamenti decisi dall'amministrazione dell'ospedale, che lo scorso autunno ha assunto tramite concorso 90 operatori socio sanitari. Si erano presentati in 4mila e solo 17 delle storiche dipendenti assunte a tempo determinato sono riuscite a entrare. Alle altre è stata indicata la porta e così, dopo anni di contratti precari (a volte rinnovati anche mensilmente) sono rimaste senza lavoro e stipendio.
Nei giorni scorsi le “madri” hanno organizzato un presidio permanente davanti alla clinica Mangiagalli in via della Commenda, mentre una decina di loro è salita sul tetto attrezzata con tende e viveri per resistere mesi. Hanno chiesto e atteso invano un incontro con l'assessore regionale alla Salute Mario Mantovani e gli assessori comunali al Lavoro Cristina Tajani e al Welfare Pierfrancesco Majorino. Al termine del secondo giorno una manifestante, già cardiopatica, ha avuto un malore che ha costretto al trasporto in ambulanza. Eppure nulla è cambiato.
A quel punto hanno capito che bisognava smuovere le acque con un'azione più decisa. E quale palco migliore dell'Expo Gate? «Se i destinatari politici del nostro invito dovessero continuare a latitare - spiegano le ex dipendenti - ci rivolgeremo al prefetto. Quello che chiediamo è un incontro, un tavolo attorno al quale sederci e discutere in maniera costruttiva della nostra situazione. Siamo madri, alcune nonne, abbiamo sempre lavorato. Ci siamo sacrificate per l'ospedale e il ringraziamento è stato un calcio nel sedere. Non è giusto».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 3 Luglio 2014, 12:26
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