Vivere con il sisma, l'esperto:
"Prima buio totale poi verrà il peggio"

Vivere con il sisma, l'esperto: "Prima buio totale poi verrà il peggio"

di Stefano Dascoli
L'AQUILA  - Un iniziale appannamento, la ricerca di certezze anche nelle piccole cose, la volontà di reagire, il momento della razionalizzazione del dolore e delle difficoltà, gli inevitabili disturbi post trauma. Purtroppo è segnato il percorso che accompagnerà le vittime del sisma fuori dall'incubo. Ormai codificato da studi sul campo e monitoraggi che ne hanno tratteggiato le modalità. Molti di essi si devono all'opera di Massimo Casacchia, ordinario di Psichiatria all'Università dell'Aquila. Il sisma dell'Aquila, in questo senso, ha aiutato a capire il fenomeno e a disegnare strategie di intervento forse come mai prima d'ora si era fatto.

«Il copione è sempre lo stesso- dice Casacchia-, non cambia. Dopo un trauma del genere, che è simile a quello dell'Aquila, ci sarà un periodo di una ventina giorni, un mese al massimo, di sbigottimento, come se uno fosse avvolto in una nebbia. Occhi stralunati, alla ricerca delle risposte per i bisogni essenziali. In questa fase non serve una psicoterapia. Si cerca soltanto di dimenticare, di avere le cose essenziali. La scienza ha ormai stabilito che all'inizio meno si racconta e meglio è. Più tetti, più cibo, più oggetti, più calore, piuttosto che rimuginare sull'esperienza. Soprattutto per chi ha perso dei cari».

Al termine di questo mese le cose cambieranno inevitabilmente. «Le persone cominceranno a rendersi conto, in particolare delle perdite- spiega Casacchia- e a quel punto potrebbe esserci bisogno delle task force. Non interventi limitati a cinque-sei ore, ma servizi di ascolto costante affinché le persone possano recuperare un po' di speranza nel futuro». Casacchia racconta di un caso di questi giorni, un ragazzo, ferito dopo il sisma di Amatrice, che chiede disperatamente colloqui: «In media non servono, ma quando ci sono casi di persone così giovani, che hanno perso genitori e fidanzata, le cose possono cambiare. Quando uno è solo è difficile capire come ricucire i rapporti. Un supporto acuto può essere necessario».

Oggi Telefono Azzurro sarà ad Amatrice, in particolare per supportare i genitori che hanno perso i figli. L'altro fenomeno purtroppo inevitabile sarà quello del disturbo post traumatico da stress: «Dopo un mese- dice Casacchia- subentreranno angoscia, paura, i flashback. Gli sguardi oggi sono rassegnati. Quando si diraderà la nebbia i ricordi diverranno tumultuosi, arriveranno l'insonnia e altri disturbi. Ovviamente questo non riguarderà tutti, ma una buona parte». Il displacement è dietro l'angolo: «E' un elemento potente, è una specie di vulnerabilità a malattie più importanti. E' il disorientamento, la difficoltà di riallacciare relazioni, di stare lontani dai propri luoghi». Uno spaesamento che è stato evidente in molti casi all'Aquila, quando le persone sono state costrette a trasferirsi o a cambiare ambienti. «Il caso di Amatrice spiega Casacchia può forse essere paragonato a Onna, ma con numeri diversi. Le case non ci sono più, non si sa per quanto tempo le persone staranno in altri posti».
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 26 Agosto 2016, 08:55