Prof universitari in rivolta contro i tagli:
"Pronti a bloccare esami e sessioni di laurea"
di Lorena Loiacono
Sul piede di guerra, ora, anche una rete nazionale di 16mila docenti, di 80 atenei, in protesta contro il blocco degli scatti sullo stipendio. E gli accademici scrivono a Renzi: “l’Università vive un profondo disagio per i tagli subiti negli ultimi anni. Se con finanziamenti irrisori si sono avuti risultati notevoli e servizi ben superiori alle risorse impiegate è stato anche grazie ai loro sacrifici” e ancora, dati alla mano, denunciano il credito accumulato da docenti universitari e giovani ricercatori che “in virtù del blocco degli scatti stipendiali di merito, danno al Paese in media ben 180 euro netti ogni mese. Una situazione che persiste da quasi 4 anni in cui i docenti universitari hanno già dato un contributo notevole al risanamento del Paese: oltre mezzo miliardo di euro”. Le richieste al Governo sono chiare: cessazione del blocco degli scatti a partire da gennaio 2015 e il riconoscimento ai fini giuridici del quadriennio 2011-2014. Altrimenti si arriverà al “blocco degli esami e delle tesi di laurea”.
L’ennesima tegola sull’istruzione italiana, bocciata ieri dai dati Ocse del rapporto Uno sguardo sull’Istruzione 2014 che puntano il dito sui mancati investimenti nella scuola: tra i 34 paesi esaminati, l’Italia è l’unico in cui la spesa pubblica per le istituzioni scolastiche tra il 2000 e il 2011 è diminuita del 3%, mentre la media Ocse registra +38%. Dove si risparmia? Spesso sui professori visto che gli stipendi degli insegnanti di elementari e medie tra il 2008 e il 2012 sono diminuiti del 2%. E per risparmiare è stato anche ridotto il turn over tanto che, in Italia, il 62% dei professori nel 2012 aveva più di 50 anni contro il 48% del 2002. Si tratta della più alta percentuale di insegnanti over 50 di tutti i paesi Ocse. Ma non mancano le note positive, che riguardano i risultati in matematica: tra il 2003 e il 2012 è diminuita infatti la quota dei quindicenni con un punteggio basso e sono aumentati quelli più bravi: nel 2003 il 32% dei ragazzi, uno su 3, restava sotto al livello 2 mentre nel 2012 la percentuale è scesa al 25%, uno su quattro.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 10 Settembre 2014, 10:35
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