Paura ad Avellino: il portiere ha un malore
in campo, salvato dal defibrillatore

Paura ad Avellino: il portiere ha un malore ​in campo, salvato dal defibrillatore

di Marco Ingino
Tanta, tantissima paura, ma anche il sollievo perché il peggio è passato.





Ci sono volute cinque scariche del defibrillatore semiautomatico per far ripartire il cuore di Raffaele Trombetta, portiere del Rizla Group di Serino, che ieri sera ha rischiato di perdere la vita allo stadio Mariconda.



Il trentenne calciatore, poco prima delle 19, è sceso regolarmente in campo per sostenere il primo dei tre allenamenti settimanali della sua squadra che milita nel campionato di prima categoria. Affiancato dagli amici di sempre, gli stessi con i quali ha vinto tre mesi fa l'ennesimo campionato, Raffaele Trombetta aveva appena completato il suo terzo giro di campo quando ha arrestato la sua corsa: «Mi sento male» - è stata la frase che, con un filo di voce, è riuscito a pronunciare prima di accasciarsi al suolo.



A tirargli un colpo mancino, stavolta, è stato quel cuore che Raffaele Trombetta ha avuto l'istinto di parare con la mano destra prima di perdere conoscenza. Una scena drammatica, vissuta tra il panico che si è immediatamente diffuso tra tecnici, dirigenti e compagni di squadra. Per fortuna non tutti hanno smarrito la calma, facendo partire l'immediata chiamata alla Misericordia di Serino.



Contemporaneamente gli amici più coraggiosi hanno cercato di rianimare il portiere con massaggi cardiaci e respirazione artificiale. I primi soccorsi della Misericordia sono risultati tempestivi almeno quanto l'arrivo sul posto dei sanitari del 118 di Solofra. Constatata la gravità della situazione, medico e sanitari hanno deciso di far ricorso al defribillatore semiautomatico che ha prodotto l'effetto sperato: «Dopo cinque scariche e la terapia medica - ha confidato agli amici Filomeno Perna, autista e soccorritore del 118 - siamo riusciti a rivitalizzare il cuore di Raffaele che al nostro arrivo dava pochissimi impulsi. Per fortuna siamo arrivati in tempo. Fosse trascorsa un'altra manciata di minuti i danni sarebbero stati irreversibili». Così, per fortuna, non è stato perché Raffaele Trombetta, trasportato all'ospedale Moscati di Avellino nel giro di una decina di minuti, è stato intubato e ricoverato in sala rianimazione. La sua prognosi è tuttora riservata ma il ragazzo, prima di essere sedato, ha ripreso conoscenza intorno alle 20, facendo tirare un sospiro di sollievo a genitori, amici e parenti che sono accorsi al suo capezzale.



«Non è la prima volta che siamo costretti ad intervenire sui campi di calcio - ha fatto notare l'autista del 118 - ed è per questo che rivolgo un appello alle società, alle amministrazioni comunali e agli stessi calciatori affinché in ogni stadio ci sia un defibrillatore. Con meno di mille euro è possibile salvare vite umane. Il suo utilizzo è semplicissimo. Da parte nostra siamo disponibili ad impartire lezioni in maniera gratuita a tutti, persino recandoci sui campi di calcio. La visita medica alla quale ogni atleta si sottopone annualmente (Raffaele Trombetta l'aveva sostenuta regolarmente) è già un buon deterrente, ma non basta. Prima del divertimento, su ogni campo di calcio, è giusto che venga messa al primo posto la prevenzione».



Fin qui la cronaca dell'ultimo soccorso tempestivo su un campo di calcio della nostra provincia.
Il penultimo risale ad appena quattro giorni fa. Sabato scorso, a salvare la vita ad un sedicenne della Berretti dell'Avellino, prima ancora dell'arrivo dei sanitari del 118, è stato provvidenziale l'intervento di Carmine Giuliani, tecnico federale presente allo stadio di Lacedonia in occasione dell'aggressione subita dal calciatore irpino da parte di alcuni tesserati della Lupa Castelli Roma.

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 30 Settembre 2015, 16:53