Israele, proteste e minacce all'Unesco contro i luoghi sacri 'assegnati' alla Palestina

Israele, proteste e minacce all'Unesco contro i luoghi sacri 'assegnati' alla Palestina

di Lorena Loiacono
Il Muro del Pianto è patrimonio culturale palestinese. Anche il Monte del Tempio. Ed è così che l'Unesco scatena proteste in tutto il mondo, a cominciare da Israele.

L'Onu ha votato a larga maggioranza una risoluzione sostenuta da alcuni paesi islamici come Algeria, Egitto, Marocco, Oman, Qatar e Sudan, a protezione del patrimonio culturale della Palestina con cui si decide anche di usare esclusivamente il nome islamico per riferirsi al complesso della moschea di Al-Aqsa. Dove sono però presenti i luoghi santi ebraici della Città Vecchia. Una risoluzione per Gerusalemme Est che, su quel territorio di scontro aperto, non poteva non scatenare una bufera.

Il testo, sottoposto ai 58 Stati membri del consiglio esecutivo dell'organizzazione per la pace e la cultura dell'Onu, è stato approvato da 24 paesi e respinto da 6 tra cui Usa, Germania, Gran Bretagna, Lituania, Estonia, Olanda. Due erano assenti e tutti i restanti 26 si sono astenuti, tra cui l'Italia. Inevitabili le proteste: anche il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, aveva parlato di «teatrino dell'assurdo» interrompendo la cooperazione con l'agenzia Onu. Ad opporsi alla risoluzione anche la direttrice generale dell'Unesco, Irina Bokova: «Nessun posto più di Gerusalemme è spazio condiviso di patrimonio e tradizioni per ebrei, cristiani e musulmani». 

Una presa di posizione netta che le avrebbe provocate anche delle serie minacce di morte. Il vice ambasciatore palestinese all'Unesco, Mounir Anastas, sostiene che la risoluzione «ricorda a Israele che sono una potenza occupante a Gerusalemme Est». Il riferimento è sia agli scavi archeologici intorno ai luoghi sacri sia ai continui blitz della destra ebraica nella Spianata delle Moschee, dove fino al 70 d.C. sorgeva il Monte del Tempio.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 19 Ottobre 2016, 08:35