I tre napoletani spariti in Messico venduti a una banda per 43 euro: in campo Farnesina e servizi segreti
di Giuseppe Crimaldi
Il punto di svolta giunge al termine dell'ultima giornata convulsa di indagini partite tardivamente. Molte, e forse troppe le responsabilità - oltre a qualche censurabile assenza anche in casa nostra, in Italia - che ricadono oggi sulle autorità inquirenti chiamate a far luce su un caso gravissimo. E dunque ricapitoliamo. Gli ultimi aggiornamenti rilanciati dagli organi d'informazione e dalle agenzie di stampa (del caso si è interessato persino il «Los Angeles Time», titolando sul «Mistero che circonda la sparizione di tre italiani in Messico) sono quelli che seguono.
I tre napoletani residenti nella zona del centro storico di piazza Mercato sarebbero stati «venduti» a una banda di criminali per una manciata di banconote. Quanto vale una vita in Messico? Niente. Se poi si tratta della esistenza di un extranjero, di un «gringo» americano o - meglio ancora - di un europeo, allora si arriva alla «plusvalenza»: 43 euro per ogni essere umano. Si diradano le nebbie su un caso che, però, continua a riservare ancora molti misteri.
Come il nostro giornale aveva già scritto quattro giorni fa, i sospetti si sono concentrati su due pattuglie di agenti della polizia municipale di Tecalitlan; a conferma di quel disperato messaggio vocale inviato via whatsqpp agli altri parenti rimasti in albergo dal figlio e dal nipote di Raffaele Russo (il primo ad essere scomparso, la mattina del 31 gennaio): «Stiamo facendo rifornimento di benzina, sono arrivati i poliziotti ordinandoci di seguirli: due in moto e altri in auto». Ebbene, 24 ore fa, a confermare la svolta nelle indagini è stata lo stesso ministero degli Esteri italiano: in una nota ufficiale la Farnesina ha ammesso l'arresto dei quattro poliziotti messicani coinvolti nel caso dei tre napoletani nello stato di Jalisco.
Già rinviati a giudizio, per i presunti poliziotti corrotti è già scattato un anno di carcere preventivo. Gli agenti hanno confessato, senza tuttavia fornire elementi utili alla ricerca dei desaparecidos. Altra circostanza che aumenta l'angoscia dei familiari. Sebbene sottoposti a ripetuti interrogatori, a Città del Messico dov'erano stati trasferiti, i poliziotti di Tecalitlan - tre uomini e una donna - non hanno rivelato il nome della banda alla quale gli italiani sono stati «ceduti». La regione in cui è maturato il dramma è quella di uno stato nel sud-ovest del Messico: Jalisco. Area tristemente nota per i rapimenti lampo, soprattutto ai danni di stranieri, e nella quale imperversa il clan «Nueva Generation de Jalisco», che traffica anche in stupefacenti.
Alla luce degli sviluppi delle ultime ore esplode la rabbia dei familiari dei tre scomparsi. I Russo e i Cimmino - sostengono - sarebbero stati venduti dai poliziotti che li avevano bloccati per «43 euro»: 14 euro a persona, denunciano i parenti. Il punto essenziale da capire ora è a chi siano effettivamente stati venduti i tre italiani e dove si trovino in questo momento.
A Jalisco, come pure negli stati confinanti di Michoacan e Colima, proseguono serrate le ricerche con l'uso di unità cinofile: i cani «molecolari», specializzati - dispiace doverlo dire - anche nelle ricerche di corpi sepolti. E dunque l'odissea continua. «Siamo brave persone, semplici venditori ambulanti ed eravamo andati lì solo per lavorare», ripetono i figli di Raffaele Russo. Aggiunge Francesco Russo, figlio di Raffaele, l'ultimo ad avere lasciato solo qualche giorno fa il paese centro-americano: «Hanno venduto i nostri parenti per una manciata di soldi: una vergogna inaudita. Ma noi non perdiamo la speranza di rivederli a Napoli».
Sul caso è intervenuto ieri l'europarlamentare di Forza Italia Fulvio Martusciello: «Impressiona - ha dichiarato - il silenzio della Mogherini sul caso dei napoletani scomparsi in Messico. Abbiamo o non abbiamo un commissario europeo che dovrebbe occuparsi di politica estera? Possibile che non si è sentito il dovere di intervenire su questo argomento? Il gruppo del Ppe nella plenaria di giovedì a Bruxelles interrogherà ufficialmente la Mogherini per sapere come attivarsi».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 26 Febbraio 2018, 15:10
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