Stupra una bimba di 11 anni, lei resta incinta: il giudice emette una maxi condanna
La gravidanza è finita poi in modo tragico (il figlioletto non è sopravvissuto), ma ciò che più colpisce di questa tragedia è l’atteggiamento dei medici: per oltre un mese infatti la bambina ha chiesto di abortire, ma i dottori si rifutavano o prendevano tempo, per via delle proprie «convinzioni personali». L’aborto infatti in Argentina è illegale: si pratica solo se la gravidanza mette a rischio la vita della futura mamma, o nei casi comprovati di stupro. Se si sceglie di abortire al di fuori dalla legge, si rischiano 4 anni di carcere.
I medici, nonostante il caso di Lucia fosse appunto di violenza sessuale, non hanno accettato le sue richieste. Per due volte ha tentato il suicidio, prima del cesareo d’urgenza. Le associazioni femministe hanno cavalcato l’onda delle polemiche, e in tanti sul web, comprese alcune famosi attrici argentine, stanno postando le loro foto da bambine, con hashtag #ninasnomadres (bambine, non madri), per spiegare come a quell’età si sia ancora bambine, e non si dovrebbe crescere il figlio del proprio stupratore.
An 11-year-old girl in #Argentina was denied her right to an abortion after being raped by her grandmother's partner. This tragic case is yet more evidence that Argentina's draconian abortion legislation needs to change. We need to keep up the fight. pic.twitter.com/qHoCV8Wk7y
— Amnesty International (@amnesty) 11 marzo 2019
Ultimo aggiornamento: Giovedì 14 Marzo 2019, 16:00
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