Cade e va in coma per fermare un evaso, l'agente Carmine De Rosa dopo mesi riabbraccia i colleghi: «Sono un miracolato, dell'incidente non ricordo nulla»

L'agente di Polizia penitenziaria lo scorso 21 settembre si era ferito gravemente cadendo in una intercapedine mentre inseguiva un detenuto appena evaso dal pronto soccorso dell'ospedale San Paolo di Milano

Cade e va in coma per fermare un evaso, l'agente Carmine De Rosa dopo mesi riabbraccia i colleghi: «Sono un miracolato, dell'incidente non ricordo nulla»

di Redazione web

Carmine De Rosa, l'agente di Polizia penitenziaria che lo scorso 21 settembre si era ferito gravemente cadendo in una intercapedine mentre inseguiva un detenuto appena evaso dal pronto soccorso dell'ospedale San Paolo di Milano precipitando in coma, sta bene, parla, cammnina e ha pure riabbracciato i colleghi. La notizia è de Il Giorno che riporta le parole del 28enne agente.

«Sto bene, parlo e cammino»

«Sto bene, parlo, cammino, ho riabbracciato i miei colleghi anche se non sono ancora rientrato in servizio. Non so - dice De Rosa - quale santo mi abbia salvato. Mi sento un miracolato. Quello che è successo l'ho saputo dai racconti degli altri, perché dell'incidente non ricordo nulla. Nella mia mente c'è il buio assoluto su quella notte, ma sono fortunato ad essere vivo». 

Per settimane tra la vita e la morte

Carmine De Rosa era uscito dalla terapia intensiva a fine ottobre, e da allora ha lottato ogni giorno per ritornare quello che era prima dell'incidente dove ha riportato fratture alla colonna vertebrale e al cranio, con emorragia e contusione cerebrali, rimanendo per settimane tra la vita e la morte.

Ha rischiato di morire inseguendo un detenuto evaso dall'ospedale gettandosi dalla finestra

Carmine De Rosa ha rischiato di morire nel tentativo di inseguire un detenuto evaso gettandosi dalla stessa finestra lo scorso 21 settembre.  Il fuggitivo, un palestinese di 32 anni, Nazim Mordjaneera, poi catturato diversi giorni dopo in Svizzera, era in ospedale dalla serata precedente per alcune ferite riportate durante una lite avvenuta nel carcere milanese di San Vittore, dove era finito ad agosto dopo la rapina di un Rolex in strada, in zona Lambrate.

Poco dopo le 5 del mattino aveva deciso di scappare gettandosi dalla finestra della sua stanza, al secondo piano. L’agente De Rosa, che lo aveva in custodia, si era quindi lanciato all’inseguimento, "volando" dalla stessa finestra, ma era caduto battendo la testa.  L'agente si era recato sulle proprie gambe al pronto soccorso dello stesso ospedale San Paolo, dove però aveva avuto un malore, accasciandosi al suolo. Trasportato al San Carlo per un trauma cranico e fratture alle vertebre cervicali, era stato sottoposto ad intervento neurochirurgico di evacuazione di un ematoma cerebrale e di “decompressione cranica ed inserimento di un sistema di monitoraggio della pressione intracranica”. 

Del momento della caduta, De Rosa non ricorda nulla: «La mia mente ha rimosso tutto, persino di essere andato in ospedale. Ho iniziato a rendermi conto di essere ricoverato tra fine novembre e i primi di dicembre. Prima mi sentivo vivo ma era come se fossi altrove. Mi hanno raccontato che il collega che era con me ha dato subito l'allarme ma mi hanno raggiunto a fatica perché ero caduto in un punto nascosto». Poi l'operazione alla testa e alla colonna vertebrale: «I medici mi hanno detto che ho avuto una forza straordinaria. Il rischio che non uscissi vivo dalla sala operatoria era altissimo». La stessa forza che sta spingendo adesso Carmine a ritornare alla vita di prima. 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 1 Febbraio 2024, 10:34
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