Mattarella e l’antifascismo: «Unità popolare doverosa»

Il presidente della Repubblica: «Il fascismo non conosceva la pietà e negava persino l'innegabile»

Mattarella e l’antifascismo: «Unità popolare doverosa»

di Mario Ajello

Ha visitato la chiesa dove cominciò la strage del 29 giugno 1944. Poi si è intrattenuto con i cittadini ei familiari delle vittime. E qui, a Civitella Val di Chiana, il presidente Sergio Mattarella ha fatto il suo discorso per la festa della Liberazione, proprio nel luogo in cui i nazisti trucidarono 244 civili. «Sull'antifascismo è doverosa l'unità popolare»: questo è il messaggio che il Capo dello Stato ha voluto mandare per la festa della Liberazione che non è, a suo dire, una festa della libertà genericamente intesa. Non ci dovrebbero essere divisioni sulla giustezza dei valori che compongono e strutturano la parola «antifascista», per altro «fondanti» della stessa Costituzione, dice Mattarella. E continua: «Intorno all'antifascismo è possibile e doverosa l'unità popolare, senza compromettere d'altra parte la varietà e la ricchezza della comunità nazionale, il pluralismo sociale e politico, la libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico».

Una forte, netta, affermazione dei valori dell’anti-fascismo, del tutto in linea con tutti i discorsi presidenziali degli anni scorsi. E con la sua visione profondamente unitaria dell’anti-fascismo come dna della nazione in cui nessuno non può riconoscersi. Il regime fascista, spiega il Capo dello Stato, è stato «disumano», «negava l'innegabile» attraverso una strettissima censura dei giornali, «non conosceva la pietà», educava i bambini «all'obbedienza cieca ed assoluta». Ed è stato un sistema dittatoriale, quello del Ventennio, «totalmente sottomesso» alla potenza hitleriana nonostante le velleità di grandezza: «S’è inginocchiato ai nazisti che ci consideravano un popolo inferiore» ed è diventato con la Repubblica di Salò «un regime fantoccio» sotto il controllo totale del Fuhrer.

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NO AL REVISIONISMO

Ecco, nessuno spazio ai revisionismi, e all’ecumenismo di mettere sullo stesso piano chi lottava per la Liberazione e chi no, nella lezione di storia del presidente. Se l'anno scorso, da Cuneo Mattarella chiuse il suo discorso con una frase ad effetto ed altamente simbolica, «ora e sempre Resistenza!», dalla Toscana ha articolato il ragionamento parlando del «riscatto morale» oltre che politico che rimise in piedi l'Italia.

C’è il ricordo dell’assassinio di Giacomo Matteotti nel centenario della morte (che sta a testimoniare «i tratti brutali e disumani del mussolinismo), c’è la citazione di padre Davide Maria Turoldo (sulla diversità di fede religiosa e politica tra i resistenti «eppure nella libertà e nella dignità umana si sentivano tutti fratelli») e c’è il parallelismo tra i fatti di allora e i fatti di oggi. «A differenza dei loro nemici imbevuti del culto macabro della morte e della guerra - spiega Mattarella - i patrioti della Resistenza fecero uso delle armi perché un giorno queste tacessero e il mondo fosse finalmente contrassegnato dalla pace, dalla libertà, dalla giustizia. Oggi, in un tempo di grande preoccupazione, segnato in Europa e ai suoi confini da aggressioni, guerre, violenza, confidiamo in quella speranza». Ovvero, è il substrato di questo discorso e la convinzione profonda di Mattarella, guai a una pace in Ucraina che sia figlia della resa, perché la pace si conquista anche con l’impegno sul campo di battaglia.

La presenza di Mattarella e le sue osservazioni sono state molto applaudite a Civitella Val di Chiana. E un superstite della strage del ‘44, Cipriano Bonichi, 88 anni ora e ne aveva 8 anni e mezzo quando gli uccisero il padre, ha consegnato al presidente una lettera, con altri sopravvissuti, per chiedere un suo intervento nella questione dello sblocco dei risarcimenti alle vittime delle stragi naziste. Le risorse sono stanziate in un fondo istituito da Draghi. «Non è una questione di soldi - ha spiegato Bonichi - possono anche essere 50 euro, ma è per affermare il principio che abbiamo subito un grave torto e il risarcimento materiale serve anche a questo». Mattarella non farà mancare il suo impegno in favore di questa gente.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 26 Aprile 2024, 00:20
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