Niccolò Ciatti, la Procura chiede l'ergastolo per il ceceno. Il papà: «Speriamo ​vada in carcere»

Dopo che in primo grado Rassoul Bissoultanov è stato condannato a 23 anni di reclusione, adesso i genitori di Niccolò Ciatti sperano nella corte d'assise

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di Redazione Web

Ergastolo. La stessa condanna chiesta in primo grado, contestando anche le aggravanti dell'aver agito con crudeltà e per futili motivi. Questa la richiesta fatta oggi dalla pubblica accusa al processo in corte d'assise d'appello a Roma per l'omicidio di Niccolò Ciatti, il 22enne di Scandicci, in provincia di Firenze, partito nell'estate del 2017 per una vacanza in Spagna e mai più tornato: fu pestato a morte durante una serata in discoteca, in Costa Brava, a Lloret de Mar.

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Niccolò Ciatti, l'accusa chiede l'ergastolo

Sul banco degli imputati Rassoul Bissoultanov, ceceno, di cui si sono perse le tracce. A rappresentare l'accusa oggi sempre Erminio Amelio, il sostituto procuratore di Roma che ha condotto le indagini, già pm al processo di primo grado a Bissoultanov e ora pubblica accusa anche in appello essendosi fatto applicare alla procura generale.

In primo grado, il 7 febbraio scorso, i giudici della corte d'assise di Roma avevano condannato Bissoultanov a 23 anni, non riconoscendo le aggravanti degli abbietti e futili motivi. Una condanna che aveva fatto dire al padre della vittima, Luigi Ciatti: «Quello che Bissoultanov ha fatto nei confronti di Niccolò credo sia di una crudeltà unica.

Sicuramente non è l'ergastolo che pensavamo potesse arrivare per questo assassino: il vero condannato, innocente è stato in primo luogo mio figlio. Il povero Niccolò Ciatti è stato colpito con un calcio quando era del tutto indifeso e inoffensivo, ancora stordito per il pugno ricevuto, in violazione di ogni più elementare regola di combattimento che fin da epoca antica proibisce di colpire l'avversario a terra», avevano scritto i giudici della corte d'assise di Roma nella motivazione depositato a tempo di record, ad appena due settimane dalla lettura del dispositivo, il 22 febbraio.

«Proprio la conoscenza approfondita della lotta da combattimento - si leggeva ancora nella motivazione - consentiva all'imputato di avere piena consapevolezza della potenzialità letale del calcio». Nessuna attenuante era stata riconosciuta al ceceno, perchè ha ucciso «un ragazzo mite, tranquillo, dedito al lavoro, non violento, falciato nella sua breve vita in un momento di svago».

Per il 5 luglio è attesa la sentenza d'appello per Bissoultanov che, per la morte di Niccolò, è stato condannato anche in Spagna: in primo grado inflitti 15 anni, il minimo della pena prevista, confermata poi a dicembre scorso. E adesso il papà della vittima torna a parlare, dopo la richiesta della pubblica accusa.

«Speriamo vada in carcere»

«Essere qui è indispensabile e difficilissimo. Indispensabile perché è l'unica cosa che possiamo fare per Niccolò, e difficilissimo come può essere, dopo aver cresciuto un figlio, rivederlo in un letto di ospedale, in fin di vita, senza speranza». Lo ha detto Luigi Ciatti, padre di Niccolò, a margine dell'udienza del processo d'appello sull'omicidio del figlio, pestato a morte nella notte tra l'11 e il 12 agosto 2017 fuori ad una discoteca di Lloret de Mar in Spagna.

«L'unica cosa che possiamo fare per Niccolò è dare un segnale contro questa violenza ed è giusto che ci sia una giustizia che punisce chi commette questi atti. Per questo - ha concluso - speriamo si arrivi a una sentenza esemplare e soprattutto che questo assassino vada in carcere», ha aggiunto Luigi Ciatti facendo riferimento al fatto che il ceceno è latitante dal luglio del 2022.


Ultimo aggiornamento: Martedì 20 Giugno 2023, 21:50
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