Poche donne, molti guai

Poche donne, molti guai

di Alberto Mattiacci

In Italia la differenza fra il tasso di occupazione maschile e quello femminile è molto elevata: circa 18 punti percentuali. Cosa è questo tasso? È un numero. Lo si calcola usando metodi statistici e funziona così: si sceglie un certo oggetto d’interesse - nel nostro caso, la “persona occupata”- poi lo si conta -nel nostro caso, distinguendo fra uomini e donne. La definizione dell’oggetto da misurare deve essere precisa, senza possibilità di equivoci. Nel caso della “persona occupata” non basta dire “uno/a che lavora” perché è troppo generico, vago ed espone a errori di calcolo. Allora Istat considera “occupato”, chi: I) abbia almeno 15 anni; II) sia pagato per ciò che fa (in denaro o natura); III) o non sia pagato, se lavora in un’impresa familiare.

Si prende il numero degli occupati, lo si divide per la popolazione, ed ecco il tasso. In Italia le donne che si trovano nella condizione sopra definita sono poche, addirittura pochissime in certe zone del Sud. Così, la distanza fra i tassi maschile e femminile italiani è doppia rispetto alla media UE (pari a circa il 9%). È un problema enorme, perché genera molti altri problemi. Es: I) riduce l’indipendenza economica delle donne; II) cancella opportunità di crescita economica (talenti femminili che non vengono non espressi); III) espone al rischio di povertà, in età avanzata; IV) limita la rappresentanza delle donne. Insomma, il tasso ci dice che la parità di genere non è solo una sfida sociale ma anche economica.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 7 Febbraio 2024, 07:22
© RIPRODUZIONE RISERVATA