La giusta distanza

La giusta distanza

di Alberto Mattiacci
Prendiamo un oggetto che tutti conosciamo: una batteria. Inserendola nel telecomando facciamo attenzione a collocare i poli nella giusta posizione. Sappiamo, infatti, che esistono un polo positivo e uno negativo: i due non si parlano, sono opposti e fisicamente distanti fra loro. La polarizzazione si verifica anche in economia. Si ha quando la differenza fra gruppi, distinti in base a qualche parametro, si amplia, creando una divisione più marcata. Vi sono polarizzazioni "classiche", cioè sempre esistite: (I) quella socioeconomica, dove a separare i poli è il livello di ricchezza (es. ricchi e poveri); (II) quella geografica, dove i gruppi si separano sulla base della residenza (es. Nord e Sud); (III) quella culturale, dove è la scolarizzazione a separare i gruppi (es. laureati e diplomati); (IV) politica, con le ideologie a dividere (es. destra e sinistra). In questo scorcio di secolo, poi, emergono nuove polarizzazioni legate ai fattori di cambiamento in atto: (V) residenziale, dove a separare i gruppi è l'urbanizzazione (es. centro e periferia; metropoli e piccoli centri); (VI) tecnologica, dove è l'uso del digitale a fare la differenza (es. nativi e migranti digitali); (VII) istituzionale, dove ciò che separa è la natura dell'istituzione di cui ci si serve (es. sanità pubblica e privata). La polarizzazione non è una buona cosa. Oggi sembra ampliarsi e rendere più marcate le distanze fra gruppi di persone -non solo in Italia. È un passo indietro, non un progresso.
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 6 Dicembre 2023, 07:37
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