Il granchio blu, da problema a risorsa: dal suo guscio una pellicola come il domopack

Da uno studio di Ca' Foscari

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di Nicole Petrucci

È una pellicola attiva, biodegradabile, perché sviluppata dallo scarto ittico, nello specifico dal guscio del gambero e del granchio blu, e versatile, applicabile com’è in diversi ambiti.

Dal settore biomedico all’imballaggio sostenibile, dalla conservazione di scritti antichi alla cosmesi, come smalto per le unghie. Una pellicola che vanta un brevetto italiano freschissimo. Da due anni il team di ricerca della Ca’ Foscari – composto da Claudia Crestini, professoressa di Chimica generale e inorganica, Matteo Gigli, professore di Fondamenti chimici delle tecnologie e dal dottorando Daniele Massari del Dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi – si è dedicato a riutilizzo dei polimeri naturali, provenienti da scarti ittici, giungendo alla creazione di quella matrice solida, anche nominata “film”. La sua componente principale: la chitina, il polisaccaride più diffuso al mondo dopo la cellulosa. Ad esserne particolarmente ricco, il guscio del granchio blu che potrebbe trasformarsi da problema a opportunità scientifica, tecnologica ed economica.

«Dalla chitina, che già da anni viene estratta a livello industriale in grandi quantità, abbiamo isolato una frazione nano cristallina, dei domini ordinati a forma di aghetti per capirci – spiega Gigli – La scoperta è stata la capacità di autoassemblarsi in film».

Da questa sui caratteristica di autoassemblamento i ricercatori hanno pensato alle diverse possibili applicazioni. «Il film, con determinate modificazioni alla formula, può essere perfettamente usato per imballare e rivestire alimenti – afferma la professoressa – Ha la stessa funzionalità del Domopak, la differenza sta nella derivazione, che non è petrolifera ma naturale, e nella sua utilità».

Biodegradabile, a spiccare per innovazione è la sua capacità antimicrobica che allunga il periodo di conservazione e minima quindi la proliferazione di muffe. E meno sprechi alimentari. Anche in ambito biomedico il brevetto, raggiunto con l’Università di Pavia, si sta facendo strada. «Abbiamo sviluppato dei cerotti che hanno funzioni anticoagulanti per contrastare gli effetti trombotici dopo un intervento», sottolinea Gigli. Pure nel mondo cosmetico il film trova la sua applicazione: uno smalto per unghie 100% naturale e con al suo interno un’attività antifungina. È sempre la forma liquida, ovviamente con delle variazioni interne, a permettere «di conservare e proteggere carta e materiali antichi, che sono sottoposti a processi di degradazione dovuti ad agenti esterni come luce, ossigeno e l’acidità di inchiostro, ma anche l’ attacco di microorganismi e insetti», specifica la dottoressa.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 16 Novembre 2023, 07:41
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