Psg, Icardi è un caso: futuro è in bilico. E Tuchel chiama Messi

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di Benedetto Saccà
Mauro Icardi. Un giorno, in una maglia blu, ha creduto di intravedere l’eternità. Ha guardato il Parco dei Principi e si è immaginato felice per sempre. Ha sgranato gli occhi davanti allo stipendio – la follia di un milione al mese, sì – e si è sentito sinceramente innamorato. Poi si sa come vanno le cose, e come si siano ribaltate anche stavolta. Sono subentrati la monotonia, alcune partite illogiche, una distrazione serpeggiante, i peccati di gioventù: e così la cattiveria della realtà ha preso a schiaffi il grande sogno di Maurito, 27 anni appena, ricaduto a brandelli dall’empireo e afflosciatosi come un vecchio straccio. Grande, ora, è la solitudine dell’ex capocannoniere del nostro campionato. Il Paris Saint-Germain ha perso la finale di Champions contro il Bayern e Mauro ha assistito all’affondare dei compagni dalla panchina. Ma fosse stato in pullman o in Argentina, non sarebbe cambiato niente. Tanto per capirsi, a un certo punto, Tuchel (che sarebbe pagato per fare l’allenatore del Psg) ha scelto di spedire in campo Eric Maxim Choupo-Moting (che sarebbe pagato per fare l’attaccante del Psg). Tipica sostituzione inutile, ovvio. Per completare degnamente il capolavoro e ricevere l’ovazione, però, a Tuchel serviva un colpo di genio. Allora, dopo la partita, si è impegnato a spiegare che il Psg ha perso perché è stato «sfortunato», e che «Messi sarebbe il benvenuto a Parigi». Non è comunque escluso che i proprietari del Psg pensino che un altro tecnico sarebbe il benvenuto a Parigi.

Certo di Icardi si è perso il contatto radar da tempo, e le bussole non restituiscono orientamenti affidabili. D’altronde, dalla sfida dei quarti di Champions contro l’Atalanta alla finale di domenica, Maurito ha raccolto il nulla di 78’ di gioco. Lo scenario, a pensarci, suscita delle riflessioni: lo spogliatoio del Psg è affollato di campioni e forse Icardi ora è troppo grande per una squadra piccola ma ancora troppo piccolo per una grande. Insomma, una questione di taglia e talento. Il mercato dirà se sul matrimonio si raduneranno le nuvole del divorzio. Senza dubbio anche il Paris dovrà porsi delle domande: l’emiro Al Thani ha speso 1,3 miliardi di euro in nove anni (da pazzi) e non ha mai superato la soglia dei titoli nazionali. A fulminare i francesi, per di più, l’altra sera, è stato Coman, un 24enne cresciuto proprio nel vivaio parigino e nel 2015 lasciato scivolare in prestito dalla Juventus al Bayern. Del resto vincere la Champions non è mai una passeggiata: neppure attraverso la formula dell’eliminazione diretta. «È una faccenda di dettagli», ripetono Guardiola e Mourinho. «Servono inconsapevolezza, fortuna e coraggio», racconta Ancelotti. E molta padronanza, abitudine. Esperienza, ecco. E l’esperienza non si compra al mercato nemmeno per un miliardo di euro.
 
Ultimo aggiornamento: Martedì 25 Agosto 2020, 07:00

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