Come un giorno notò Vidal Sassoon (per i curiosi: era uno stilista) e ormai ripetono puntuali le serie tv americane, l’unico posto in cui successo viene prima di lavoro è il vocabolario. O meglio. Non quello italiano, come si capisce. Però, ecco, quello inglese sì – e anche quello spagnolo, a pensarci bene: dove in effetti éxito anticipa trabajo di diverse tonnellate di pagine. Ne deve aver intuito il senso molto in fretta anche Pedro Gonzalez Lopez, detto Pedri, anni 18, centrocampista di inimitato talento, dipendente del Futbol Club Barcelona dal 1° luglio del 2020 e ora, soprattutto, stellina della Spagna e quindi rivalissimo dell’Italia nella semifinale di Euro VentiVenti. Immensamente pirotecnico nel divulgare il suo dilagante magistero, il piccolo (e gigante) Pedri discende e risale la scala tonale della propria nobiltà tecnica con l’imbarazzante e (francamente) derisoria facilità di un 33enne annoiato di vincere. Ma comunque. Poiché sempre drammatico è rinchiudere l’artista nel recinto di una categoria, bisogna sapere che Pedri è un calciatore che abita le radure della mezzala, ma ha ricevuto in sorte la virtù di saper attaccare da qualsiasi fetta del campo. E poi. Dribblare, sa dribblare. Controllare il pallone, sa proprio coccolarlo. Servire compagni e illuminare spazi bui, sa farlo con la precisione del sarto. «E contro l’Italia sarà un partitone, la semifinale è un sogno», ha pronosticato ieri.
PROVINI E NEVICATE
Insomma. È un campioncino – tanto che, in ossequio alla pura amenità, in Spagna (e specie in Catalogna) viene goffamente paragonato circa 70/80 volte al giorno, indovinate un po’?, a padri costituenti tipo Xavi e a Iniesta (vabbè: gente inarrivabile in saecula saeculorum).
Ultimo aggiornamento: Lunedì 5 Luglio 2021, 07:30
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