Messaggero, gran finale con Venier, Daniele e Meta

Chiusi i talk, mostra e videomapping rimangono. Ieri ospite anche Fagnani

Messaggero, gran finale con Mara Venier e Daniele

di Valeria Arnaldi

«È stato un anno importante, ci siamo avvicinati ancora di più ai lettori ed è questo che, secondo me, un giornale deve fare». Un brindisi insieme a giornalisti, fotografi, tecnici: così, nella sede in via del Tritone, ieri, l’ad de “Il Messaggero” Azzurra Caltagirone ha concluso il calendario di incontri per i 145 anni di storia del quotidiano. Il giornale, infatti, ha iniziato le pubblicazioni il 16 dicembre 1878. La prima edizione si può ammirare nella mostra all’interno del palazzo e nell’installazione progettata da Enel X, che anima la facciata con immagini delle pagine che hanno documentato alcuni tra i momenti più significativi dell’Italia - e non solo - dell’ultimo secolo e mezzo. Molti gli ospiti speciali, incluso “Babbo Natale” Claudio Czeller, noto al pubblico proprio nei panni di Santa Claus nella trasmissione di Fiorello Viva Rai2!. E ieri, appunto, si sono tenuti gli ultimi talk. La mostra invece resterà aperta fino al 23 dicembre, il videomapping fino al 6 gennaio.

GLI OSPITI

Mara Venier, accolta dal vicedirettore Alvaro Moretti, ha visitato la mostra di pagine storiche. «Che emozione, mio marito Nicola mi racconta sempre del periodo magico delle rotative e mi sembra di tornare a quell’atmosfera». Molti i ricordi associati agli articoli. «Quando è stato ritrovato il corpo di Moro, vivevo poco distante, ma non ho avuto il coraggio di andare», ha affermato Mara Venier, che ha rammentato con commozione «il figlio di tutta Italia» Alfredino Rampi. «Ricordo bene quella sera, avevo appuntamento con Califano, chissà come sarebbe andata. Non siamo più usciti». Poi, l’attentato dell’11 settembre 2001 a New York. «Ero dal mio ortopedico. Ha acceso il pc ed è sbiancato. C’era anche mio marito. Quando ci ha fatto vedere, siamo rimasti immobili, increduli, quel giorno ha cambiato la storia». Non sono mancate alcune memorie felici. I Mondiali del 1982 – «Andammo tutti in piazza Navona a fare festa» – il legame della città con i Pontefici. «Francesco è come un nonnino, non mette soggezione». E Alberto Sordi. «Credo mi abbia voluto bene. Scherzava molto con me». Inevitabile un riferimento al Covid. «Mi chiesero di condurre in pieno lockdown: fu una scelta difficile, ma alla fine decisi di farlo. Sentivo di doverlo al pubblico», ha dichiarato. 
Sguardi al femminile sulla città anche con Michela Andreozzi, in dialogo con Alessandra Spinelli. «Vengo da una famiglia fedelissima a “Il Messaggero”. Era il giornale di Roma, dunque si leggeva quello», ha confidato la regista, che ogni mese firma una rubrica sul magazine MoltoDonna. «Sono molto contenta di questo spazio, che mi permette di riflettere su vari temi che, a volte, entrano nei miei film».

E ancora, «Auspico un mondo in cui non ci sia più bisogno di un punto di vista di genere ma oggi è necessario. Il tema della donna non è stato a fuoco per anni, oggi le nuove generazioni, anche tramite i social, si mettono in primo piano. Sono storie di singole persone, ma permettono di mettere a fuoco la categoria». 

IL FEMMINILE 

Andreozzi ha parlato, inoltre, del suo nuovo film Pensati sexy. «Una sorta di Cenerentola che va al ballo vestita di straccia, diciamo», ha annunciato. Il suo augurio per Natale ai lettori «è conservare il rapporto con l’informazione sul luogo in cui si abita, perché la globalizzazione ci ha fatto dimenticare che siamo cittadini di una città». 

Nella giornata di talk e incontri, anche Francesca Fagnani, che ha visitato la mostra accompagnata da Andrea Scarpa. «Sono cresciuta con “Il Messaggero” – ha detto Fagnani – è sempre stato il giornale di Roma e dei romani, dunque era anche il giornale della mia famiglia». Protagonista di un talk Eleonora Daniele: «Per me “Il Messaggero” è una fonte di ispirazione quotidiana. Ne apprezzo molto lo stile, il lavoro accurato e la capacità di essere interprete della città». Il momento più difficile della sua trasmissione Storie italiane? «Quando mi è stato chiesto di fare un appello per la scomparsa di Giulia Cecchettin. Conosco la madre molto bene. Fare cronaca è decisamente diverso quando sei legato alle persone di cui parlano i fatti». La giornata è stata aperta dall’incontro con Valerio Bianchini. A firmare la chiusura è stato Ermal Meta, che ha cantato Amara Terra Mia, brano della tradizione popolare – era già diffuso nei primi del Novecento – poi divenuto noto al grande pubblico nella reinterpretazione di Domenico Modugno e tradotto anche in più lingue. 

LA MUSICA

Il cantautore, in dialogo con Andrea Andrei, ha raccontato il percorso fatto e le prospettive, nonché i suoi gusti musicali - «Non amo la trap, è un genere che non mi comunica nulla» - e il nuovo disco in arrivo, «probabilmente uscirà in primavera, vorrei portarlo in giro per l’Italia questa estate». Non esclude di tornare al festival di Sanremo. E ha parlato anche di violenza di genere. «Penso alle domande incredibili fatte alle vittime – ha detto – ad esempio perché non hanno combattuto. Non mi risulta che a un uomo cui rubano il portafogli venga chiesto se lo aveva nascosto bene in tasca. Credo che questa società per molti versi privilegi l’essere umano che nasce maschio». Prima di andare via, un ultimo omaggio musicale, con una cover di Exit Music (for a Film) dei Radiohead. Per celebrare la musica che emoziona, supera le distanze, si fa dialogo. E storia.


Ultimo aggiornamento: Domenica 17 Dicembre 2023, 21:07
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