Salute mentale, ecco il progetto Triathlon:
"Non isolare chi soffre di disturbi"

Salute mentale, ecco il progetto Triathlon: "Non isolare chi soffre di disturbi"

di Antonio Caperna
ROMA - Un programma innovativo, per promuovere il recupero e il reinserimento dei pazienti con psicosi, attraverso un approccio integrato, basato sul coinvolgimento di tutte le figure chiave dell’assistenza, lungo tre dimensioni fondamentali: clinica, organizzativa e sociale.

È il progetto “TRIATHLON - Indipendenza, Benessere, Integrazione nella Psicosi”, promosso da Janssen, in collaborazione con le 3 principali Società scientifiche in Psichiatria, (SIP, SIPB e SINPF), Fondazione Progetto ITACA e ONDA (Osservatorio Nazionale sulla salute della donna).

L’obiettivo è di favorire indipendenza, benessere e reinserimento sociale e lavorativo di questi malati, assicurare l’accesso e la continuità delle cure, ridurre i rilevanti costi socio-sanitari di una malattia che oggi deve essere considerata curabile, contro lo stigma che accompagna ancora chi soffre di disturbi mentali. Il progetto coinvolgerà nell’arco di 18 mesi più di 3mila specialisti e operatori sanitari di 36 Dipartimenti di Salute Mentale in attività di formazione su tutti gli elementi utili al benessere dei pazienti. Non solo farmacoterapia ma anche psicoeducazione e riabilitazione cognitiva, abuso di sostanze e organizzazione dei percorsi terapeutici.

Strumenti informativi digitali e cartacei e piattaforme di interazione faciliteranno la gestione della terapia. E per la prima volta, la disciplina del Triathlon viene proposta come nuovo approccio per il benessere delle persone con psicosi: un programma di attività con i Dipartimenti di Salute Mentale, che guideranno i pazienti fino a culminare nel primo campionato di Triathlon a squadre della salute mentale.

«L’attività fisica potrebbe essere uno strumento efficace per ridurre e migliorare una situazione compromessa dei pazienti. Negli ultimi 5-6 anni numerosi studi hanno dimostrato che l’esercizio fisico può avere un effetto positivo e benefico sui sintomi, sul quadro complessivo e sulle performance cognitive dei pazienti», spiega Emilio Sacchetti, Past President SIP. In Italia i pazienti sono circa 300mila e i costi associati alla schizofrenia sono stimati in circa 3,2 miliardi di euro; di questi, il 60% è costituito da quelli indiretti, come perdita di produttività dei pazienti e dei loro familiari.

«Nell’ottica di un approccio innovativo è bene valutare l’opportunità di utilizzare trattamenti che consentano la continuità delle cure, come i cosiddetti farmaci LAI - long acting injectable, grazie ai quali il paziente, non più condizionato dall’assunzione giornaliera della terapia, può partecipare con maggiore impegno al percorso riabilitativo», aggiunge Eugenio Aguglia, Presidente della SINPF.

leggocaperna@gmail.com
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 24 Febbraio 2016, 09:01
© RIPRODUZIONE RISERVATA