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La scintilla l'aveva accesa stamattina il capo politico pentastellato Vito Crimi che, mentre escludeva accordi con i dem in Puglia e Marche, si era speso per la sindaca 'frescà di plebiscito su Rousseau sul secondo mandato: «Roma - aveva detto Crimi - non è peggio di prima, anzi è migliorata. Si comincia a vedere il frutto del lavoro di Virginia».
Per Zingaretti è l'esatto contrario: «Ciò che penso su Roma si sa - ha detto - ed è una opinione di tutto il Pd: a Roma serve voltare pagina». La zampata di Zingaretti arriva a valle di un distinguo: se, ha ricordato, nei sistemi a turno unico come le Regionali è logico far prevalere il sostegno al candidato che può vincere, nelle sfide a doppio turno - e quindi anche a Roma - la musica è diversa. Mai stato tenero nei confronti di un bis della 'dirimpettaià del Campidoglio, oggi il governatore-segretario ha approfittato per marcare ancor di più la distanza: «Bisogna costruire - ha aggiunto - una grande alleanza di rinnovamento che ridia a Roma quello che merita. E questo non coincide con l'attuale sindacatura». Che anzi è «il principale problema di Roma».
Un nome alternativo il Pd ancora non ce l'ha: arriverà, spiegava lo stesso Zingaretti giorni fa, dopo le Regionali. Ma intanto il M5s capitolino ha fatto quadrato, a partire da due esponenti del cerchio ristretto della sindaca: «Se Zingaretti pensa di costruire un'alleanza continuando a insultare Virginia non ci ha capito molto - ha replicato a Zingaretti il capo staff Massimo Bugani - Parole del genere le può dire solo chi non conosce Roma, chi non conosce Virginia e chi non capisce una mazza di politica Datti una registrata, fenomeno, e fatti un bel bagno di umiltà». «La 'paginà scritta in questi anni dall'amministrazione Raggi dovrebbe leggerla meglio - ha aggiunto l'assessore al Personale Antonio De Santis - si accorgerebbe che Roma ha cambiato rotta e ha un'opportunità di cambiamento senza precedenti».
E poi c'è un concetto su cui si concentra la 'batterià di reazioni pentastellate: «Per Zingaretti - ha detto il capogruppo Giuliano Pacetti - il problema di Roma è Raggi e non la mafia, che la sindaca sta combattendo insieme alle forze dell'ordine».
Più colorito (ma il senso è lo stesso) il consigliere Paolo Ferrara: «Raggi ha fatto crescere i fiori all'inferno. Continui ad attaccare la sindaca mentre lei gira con una macchina blindata e una scorta per aver combattuto il clan dei Casamonica?» Lotta alla criminalità e per la legalità: un concetto che non sembra scelto a caso, se sono veri i boatos che vedrebbero la sindaca e il suo staff al lavoro già in queste settimane su una lista, da affiancare a quella M5s alle prossime Comunali, dalla forte impronta 'antimafià. Il Pd capitolino, però, dà man forte al suo leader: «Le verità bruciano - la controreplica del capogruppo dem Giulio Pelonzi - Raggi invece di una perdente ricandidatura, farebbe bene a dimettersi per far respirare Roma».
Fonte video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
Ultimo aggiornamento: Giovedì 20 Agosto 2020, 19:42
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