Non hanno retto al pressing di una intera città indignata i ladri che di notte hanno scavalcato il cancello di casa di un paratleta per portare via la sua hand bike, la stessa con cui ha reagito alla malattia che nel 2011 gli ha tolto l’uso delle gambe e che lo ha portato fino alla sua prima maratona di Roma al fianco di Alex Zanardi. Passate 48 ore quei ladri sono tornati letteralmente sui loro passi: l’hanno riconsegnata esattamente dove l’avevano presa. Merito di una valanga di solidarietà che a Guidonia Montecelio, 100mila abitanti alle porte di Roma, è stata più forte di tutto: in migliaia hanno fatto scattare il passaparola per cercare ogni indizio utile a ritrovarla e sollevato un’onda di rabbia per il gesto ignobile.
Bruno Mincione, una carriera nelle Ferrovie
Bruno Mincione, 74 anni di grinta e impegno sociale, una carriera nelle Ferrovie con lo sport sempre nel cuore, ora è pronto a tornare in sella alla sua tre ruote per nuove sfide. Pronto a riafferrare il brivido della libertà «che ha l’odore dell’asfalto e la freschezza del vento sulla faccia», dopo la lunga pausa imposta dall’emergenza Covid. Intorno alle 23 di lunedì è suonato il citofono della sua villetta di via Enrico Pezzi. Quando ha risposto ha sentito solo «bicicletta, bicicletta», e poi il rumore di un mezzo che partiva. La sua hand bike era davanti al cancello. «Secondo me - è l’idea che si è fatto - hanno pensato che si trattasse di una bici elettrica, magari pensavano di rivenderla. E invece si sono trovati con un mezzo che nemmeno sapevano usare, avranno pure provato a pedalare senza sapere che si aziona solo con la forza delle braccia. Tra l’altro era pure sprovvista di batteria quando l’hanno presa».
E poi avevano il fiato di una intera comunità sul collo. Quella hand bike ormai, qualunque fosse il motivo del colpo, “scottava” troppo. «I carabinieri della tenenza di Guidonia - aggiunge Mincione - sono rimasti colpiti da un furto così ignobile, mi hanno detto che avrebbero fatto di tutto per riportarmela.
L’AMAREZZA
Sono seguite poi altre gare. Dopo l’amarezza del furto è stata la figlia, Mara, a lanciare l’Sos: «Se qualcuno la vedesse, per favore, ci contatti». Il risultato un’ondata emotiva dalle dimensioni inattese. Tanto che Mara, poche ore prima della restituzione, non si dava per vinta: «Questo furto è una sconfitta per la società (speravamo di diventare migliori dopo l’ultimo anno ed invece è successo il contrario), ma allo stesso tempo ha esaltato il valore della comunità: vi siete indignati con noi, avete condiviso, ci avete telefonato, vi siete fermati ad esprimere la vostra solidarietà. Magari la bicicletta si ricompra, ma una comunità così non nasce in un giorno». Se i ladri si siano davvero pentiti rimarrà un mistero, ma Bruno Mincione sa chi deve ringraziare: «Ho sentito vicini tutti, mi ha chiamato anche il sindaco raccogliendo questa valanga emotiva, ho apprezzato l’impegno dei carabinieri. Mia figlia è stata bravissima a creare il tam tam». Ora si avvicina anche un altro progetto: una squadra di ciclisti-paratleti con la società sportiva Lazio.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 30 Giugno 2021, 15:01
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