Cori razzisti, niente stop. Salvini fa marcia indietro: «Mai stadi chiusi»

Cori razzisti, niente stop Salvini: «Mai più stadi chiusi»

di Pino Taormina
La passerella dell'ovvio. In cui, ipotizzando qualsiasi soluzione, di fatto non ne hanno individuata neppure mezza. Certo, con gli slogan di sempre: «No al razzismo», «Soffochiamo la violenza» e così via dicendo. Un vertice doveroso, dopo la morte del tifoso prima di Inter-Napoli e l'oltraggio dei cori razzisti a Koulibaly che hanno spinto persino il capo della Fifa, Infantino, a un richiamo ufficiale al nostro calcio. Nuovi stadi, celle di sicurezza, le partite a rischio da vietare in notturna, il ritorno ai vecchi treni speciali che sono stati aboliti nel 99 dopo l'incendio al convoglio che provocò la morte di 4 tifosi della Salernitana. Di tutto, di più, insomma: con il mondo del pallone che ha mostrato compattezza nei confronti del governo che ha convocato questa riunione straordinaria dell'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive.
 
Partendo dalla decisione di chiudere lo stadio di San Siro, il ministro dell'Interno Matteo Salvini ribadisce al cospetto del presidente Figc Gravina la sua posizione: «Sono assolutamente contrario alla chiusura degli stadi e al divieto di trasferta perché è la resa dello Stato. Se quest'ultimo non è in grado di garantire un gioco, vuol dire che non è in grado di fare il suo mestiere: ogni settimana ci sono 12 milioni di tifosi che seguono gli eventi sportivi e 6mila teppisti, da non confondere con i tifosi che sono il 99%. L'obiettivo è sradicare la violenza», il monito di Matteo Salvini. «Il tema della sospensione delle partite è scivoloso. Chi decide il criterio di discriminazione? Servono criteri oggettivi che in questo caso sono difficilmente individuabili, quindi sono contrario alla sospensione delle partite. Sono per tornare ad autorizzare le trasferte collettive, maggiormente controllabili rispetto a centinaia di auto e mini van». E da qui l'idea di copiare il modello Olanda, che prevede un biglietto integrato ingresso alla stadio-mezzo di trasporto. O di rispolverare il codice di gradimento varato da Fabbricini durante il commissariamento, che consentirebbe ai club di non far entrare tifosi sgraditi allo stadio (come avviene in Premier). Non solo: tra le ipotesi dare più forze a una figura manageriale (già esistente ed è lo Slo: supporter liaison officer) che tenga le fila dei rapporti tra club e curve. Giorgetti insiste: «Ci vogliono certezza delle pene ed aggravanti per i violenti».

Gravina ha esposto la sua posizione. «Non è possibile che sia l'arbitro che ha un auricolare e può anche non valutare bene l'entità di certi cori a fermare la gara. Meglio che sia un altro: o un ispettore federale o l'incaricato della polizia». Gravina, volendo sollevare gli arbitri da questo compito, si è presentato con una proposta che prevede due richiami anziché tre. «Lo speaker istiga ancor di più i violenti». Ascolta Salvini e il sottosegretario Giorgetti che si schierano contro le sospensioni ma sa bene che Uefa e Fifa in tema di razzismo negli stadi dicono esattamente l'opposto. Tutto ora verrà deciso nel prossimo consiglio federale del 28 gennaio. «Siamo d'accordo: no alle sanzioni collettive, puniamo i responsabili. Ma serve più tecnologia negli stadi». Il presidente dei Dilettanti Cosimo Sibilia osserva: «Anche in serie D, dove ogni anno ci sono 6mila partite, serve più vigilanza. Ma non c'è». Presente anche Carlo Verna, presidente Odg.

Salvini e Giorgetti avvertono: «Impensabile, per esempio, che il prossimo Genoa-Milan, si possa giocare di notte. Il calcio deve tener conto delle esigenze di ordine pubblico». Ma su questo, i club sono insorti. Il presidente della Lega serie A, Micciché ha spiegato che il 70 per cento degli introiti arriva dalle televisioni. «I fatturati audiovisivi sono fondamentali per il nostro mondo. I nostri interlocutori non sono più Mediaset o Rai ma hanno sedi a Londra e Filadelfia e comprano il nostro prodotto per mostrarlo in Asia e in America».
Ultimo aggiornamento: Martedì 8 Gennaio 2019, 12:00
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