IL NEGOZIATO
Veneto e Lombardia chiederanno, lo hanno già fatto nei precedenti negoziati, tutte le 23 materie che la Costituzione considera "trasferibili" dall'amministrazione dello Stato centrale a quella delle Regioni. Comprese quelle più sensibili sull'istruzione, la scuola, o la produzione e la distribuzione di energia elettrica solo per citarne alcune. È una questione delicata. Il rischio è che lo Stato, e quindi il governo, possano perdere il controllo di alcune leve strategiche, come per esempio sulla politica energetica. Un campanello d'allarme suonato da molti degli auditi in Commissione Affari Costituzionali del Senato, dove il disegno di legge Calderoli sull'autonomia è in discussione.
Diversi tra gli interlocutori ascoltati a Palazzo Madama, avevano chiesto una esclusione esplicita di molte delle 23 materie. Ma per adesso gli emendamenti non si sono spinti a tanto. La proposta di modifica di Fratelli d'Italia però, dà almeno una prima risposta, mettendo nelle mani di Giorgia Meloni il potere di limitare le richieste di Veneto e Lombardia. In realtà lo stesso partito del Presidente del Consiglio avrebbe molto probabilmente voluto di più. Lo dimostra l'ordine del giorno a prima firma del senatore beneventano di Fratelli d'Italia Domenico Matera, che impegna il governo a valutare l'opportunità di considerare il trasferimento alle Regioni delle materie concernenti i rapporti internazionali e con l'Unione europea, il commercio con l'estero, la tutela della salute, l'istruzione e norme generali sull'istruzione, le grandi reti di trasporto e di navigazione, l'ordinamento della comunicazione, la produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia, «solamente ove entrambe le Camere adottino un preventivo atto di indirizzo di assenso al trasferimento, nonché successivamente alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni relativi alle suddette materie e all'entrata in vigore dei provvedimenti legislativi di stanziamento delle relative risorse finanziarie».
IL PASSAGGIO
Anche in questo caso non si tratterebbe di un diniego preventivo a considerare alcune materie "trasferibili" dallo Stato alle Regioni, ma quanto meno ci sarebbe un passaggio parlamentare. Sarebbero cioè le Camere, dove sono rappresentati tutti gli italiani, a dover dire se l'amministrazione centrale si deve "spogliare" delle sue competenze per trasferire risorse umane e finanziarie alle Regioni che ne fanno richiesta.Da Fratelli d'Italia sono arrivati anche un'altra serie di paletti, come una richiesta rafforzata di garantire i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, su tutto il territorio nazionale, e assicurare anche che sia finanziata la cosiddetta «perequazione infrastrutturale». Per anni il Sud ha ricevuto meno risorse del Nord, accumulando un rilevante divario su strade, autostrade e ferrovie. Per colmare queste distanze deriverebbero decine di miliardi di euro che, però, al momento non si vedono. La fase emendativa tuttavia, non è ancora conclusa.
I NODI
Ci sono altri rilevanti nodi sui quali bisognerà capire le intenzioni del Parlamento e quelle del governo.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 28 Luglio 2023, 06:20
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