Mafia Capitale, Carminati e gli 'anni di piombo': "Alibrandi fu ucciso dai suoi" -Foto/Video

Mafia Capitale, Carminati: "Alibrandi fu ucciso dai suoi"
ROMA - «Alibrandi lo hanno ammazzato i suoi, è morto per fuoco amico». In un intercettazione Massimo Carminati, parlando della stagione degli anni di piombo e dei tanti morti dell'estrema destra, rivela - sottolinea il Ros nell'informativa - «particolari inediti sulla dinamica della morte di Alessandro Alibrandi», avvenuta il 5 dicembre del 1981 a Roma durante il periodo degli anni di piombo. «Asseriva che, contrariamente a quanto noto, il suo compagno di militanza fu erroneamente ucciso da «fuoco amico», non dai colpi dei poliziotti con cui aveva ingaggiato il conflitto a fuoco», si legge nell'informativa.







«I poliziotti lui li aveva addobbati tutti e due! - esclama infatti Carminati nell'intercettazione e prosegue - Gli hanno sparato per sbaglio.. perchè è successo che ...praticamente... lui stava... stava dalla parte della strada... e gli altri avevano attraversato... stava... c'era Lai.. stava .. stava attraversà la strada.. è passato un camion in mezzo».



Dunque, si legge nell'informativa, secondo il racconto di Carminati, «la sparatoria ebbe inizio tra Alibrandi e l'equipaggio della volante nel momento in cui i compagni avevano già attraversato la strada e, per un caso fortuito, si erano trovati la visuale di quanto accadeva coperta da un mezzo pesante: una volta uditi gli spari e aggirato l'ostacolo, aprirono istintivamente il fuoco all'indirizzo dell'autovettura di servizio, colpendo tuttavia il loro amico che pure aveva efficacemente contrastato e colpito i poliziotti». «A me l'ha detto.. Lorenzo Lai.. che stava là; peraltro non è mai uscita la cosa perchè - dice Carminati intercettato - però lui là; la sfiga...porello».



Una tomba per i camerati Carminati pensava anche a una tomba per i camerati morti «in azione». Ne parla in alcune intercettazioni manifestando il rammarico di non avere potuto fare nulla, «nonostante avere trovato un posto e la richiesta al Comune», perchè le famiglie delle vittime non si erano messe d'accordo. «Avevo pure tentato di metterli tutti insieme poi ho visto che... i genitori hanno fatto pressione», dice Carminati in un'intercettazione allegata al'informativa dei Ros.



Nell'intercettazione Carminati dice che voleva trovare posto nella tomba anche «Giorgio Val..», riferendosi probabilmente al militante dei Nar Giorgio Vale, ucciso in un conflitto a fuoco con le forze dell'ordine a Roma il 5 maggio del 1982. «Gli avevamo trovato anche un posto...
li volevamo mette tutti insieme... forse.. eventualmente... a me mi avrebbe fatto piacere stà con gli amici miei.. i genitori hanno detto »sì, se però non c'è quello.. no.. no se c'è quell'altrò
», continua Carminati. Poi lascia una sorta di disposizione ironica circa la sua sepoltura, una specie di ultima beffa e sfida: Tanto io mi faccio cremà... e mi faccio buttà nel cesso... .lascio in giro soltanto un pollice... voglio lascià in giro un pollice così magari quando... dopo che sono morto... fanno qualche ditata su qualche rapina su qualche reato.. così dicono che sono ancora vivo.... preferisco annegà nel cesso... così impedisco a quelli che mi volevano fà il processo..».



IL 'CUCUZZARO' Massimo Carminati temeva che le indagini della Procura di Roma, potessero «mette er cappello su tutto il cucuzzaro», ovvero - si legge nell'informativa dei Ros - «ricondurre a un fenomeno unitario e complesso certe dinamiche distinte che lo vedevano come terminale comune». E smascherare, come è avvenuto, la sua holding basata su un intreccio di politici, imprenditori e criminalità. Parlando con Riccardo Brugia, in una conversazione intercettata nell'agosto del 2013, riferisce appunto di «un'indagine mostruosa; un impiccio.. che ..se è così è un grande impi..... stavolta... stavolta è un grande guaio... perchè è vero che è indirizzà... però è... cioè... vuol dire mettè er Cappello su tutto il cucuzzaro». Nel giugno dello stesso anno in un'altra intercettazione Carminati si esprime anche sul pm di Roma Paolo Ielo, uno dei titolari dell'inchiesta Mafia Capitale. Carminati parla di Ielo relativamente all'inchiesta su Finmeccanica. «Ielo è una persona perbene sostanzialmente - dice Carminati - parliamoci chiaro che un magistrato voglia fare chiarezza sulle cose...è chiaro è il lavoro suo...no? Cazzo vuoi, cioè ...e poi ti dico, alla fine lui si accanisce poi se lui ti dice una cosa, se lui ti dice una cosa è quella eh!».



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Ultimo aggiornamento: Sabato 6 Dicembre 2014, 19:52