Mutui, la lotta dei 5 Stelle: "La prima casa deve
essere impignorabile, siamo disposti a tutto"

Mutui, lotta 5 Stelle: "Prima casa impignorabile, disposti a tutto"
ROMA - Dura protesta del Movimento 5 Stelle che 'occupa' il corridoio davanti alla Commissione Finanze per impedire la discussione del decreto legislativo che recepisce la direttiva sui mutui, esponendo un cartello 'La casa non si tocca'.

«Mettere a rischio le case degli italiani è una follia! Riportiamo i partiti sulla terra». Così Luigi Di Maio e Carla Ruocco tornano dal blog di Beppe Grillo sulla direttiva europea in via di recepimento in Italia, secondo la quale un «cittadino che ha un contratto di mutuo ipotecario con la banca e paga in ritardo per sette volte anche non consecutive la rata allora perde la casa, che entra automaticamente nelle disponibilità della banca».

«La prima casa deve essere impignorabile, come chiesto dal MoVimento 5 Stelle con una proposta di legge, e il governo non può lasciare i cittadini in difficoltà in balia delle banche pronte a lasciare le famiglie per strada» affermano i due deputato ricordando che domani pomeriggio si voterà questo provvedimento in commissione Finanze alla Camera e che lanciano un appello: «Non permettere che passi anche questa sotto silenzio, fatti sentire con un messaggio su Twitter utilizzando l'hashtag #SeMiTocchiLaCasa».

Ad accendere la polemica sono le nuove regole sui mutui previste dalla direttiva Ue, recepite dal governo e all'esame del Parlamento che, secondo associazioni dei consumatori e il M5s (ma non solo) darebbero più potere alle banche a scapito dei consumatori in caso di mancati o ritardati pagamenti. Accusa respinta dal ministero dell'Economia che, in serata, sottolinea come il governo aveva il dovere di recepire la direttiva Ue sui mutui ma nel farlo ha scelto la soluzione più attenta alla tutela del consumatore-debitore, inserendo il diritto a vedersi riconosciuta l'eventuale eccedenza (rispetto al debito non rimborsato alla banca) dalla vendita dell'immobile. Una misura non scontata e frutto della necessità, sottolineata anche dai tecnici del Senato nella loro relazione, di porre rimedio al potenziale «squilibrio tra le parti» nella stipula dei mutui e «rispetto della par condicio tra creditori». Per i tecnici la norma è «compatibile con la Costituzione e anche con il codice civile». Ma la sola valutazione da parte di un terzo del valore della casa (di norma venduta a prezzo inferiore a quello di mercato con le procedure di recupero crediti) potrebbe sì avvantaggiare il debitore che con il trasferimento estingue il debito ma potrebbe anche non essere sufficiente a riequilibrare le parti.

E se la 'regola' delle sette rate in ritardo esiste già (prevista dal testo Unico Bancario) quello che viene meno è il ricorso alle lunghe procedure esecutive giudiziarie, seppure deve essere previsto da una condizione esplicita nel contratto.
Certo la norma vale solo per quelli nuovi ma quindi anche per le surroghe che rappresentano ora una buona fetta dei finanziamenti. Tutto nasce dall'obiettivo generale dell'Ue, che si è già dimostrato anche nella direttiva sulle fatture della P.a., di dare tempi certi ai pagamenti. Una norma quindi non 'tagliatà per l'Italia e il problema delle sue sofferenze bancarie. Non a caso dal settore del credito, accusato più o meno scopertamente dalle opposizioni di aver voluto la norma, non arrivano commenti ufficiali. Molti osservatori del settore fanno notare comunque come le banche, specie in questa fase, non sono interessate a farsi carico di immobili dal valore deprezzato e ci pensano bene prima di considerare sofferenze i mutui in ritardo. La grande massa delle sofferenze è infatti dovuta alla crisi che ha colpito le costruzioni e il manifatturiero mentre le famiglie hanno tassi minori di insolvenza. Non giova a nessuno insomma una ondata di sfratti e pignoramenti, prova ne sono le moratorie a favore dei soggetti più deboli (di cui hanno usufruito in 3 anni oltre 30mila famiglie).

 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 2 Marzo 2016, 14:13
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