Per i medici infatti il cancro potrebbe manifestarsi per altri cinque anni e sono necessarie visite periodiche e cure anche pesanti. Un caso di eccesso di burocrazia di cui è rimasta vittima una donna che lavora come operatrice socio sanitaria.
"La legge 104 ha figli e figliastri - il suo sfogo su Facebook -. Sono stata operata al seno per un carcinoma, mi è stata riconosciuta la legge per 6 mesi, ossia il tempo della radioterapia e mini convalescenza, dato che ho comunque sempre lavorato. Poi alla prima "revisione" sono stata giudicata magicamente guarita quindi non ho più bisogno dei tre giorni al mese per controlli, visite e cure. Peccato però che almeno semestralmente io debba sottopormi a parecchi controlli e per organizzarli, prenotarli nonché eseguirli ci vuole tempo.
"Sono obbligata - prosegue - a fare autentiche acrobazie con il lavoro: cambiare turno, prevedere quando e se avrò il riposo o le ferie senza mettere in conto che per cinque anni dovrò ancora seguire una terapia che comunque non è esente da pesanti effetti collaterali. Pur lavorando nel pubblico non ho mai usato ne tantomeno abusato di alcuni diritti previsti. Il grazie della pubblica amministrazione è questo : arrangiati. Ma la rabbia sale quando vedi persone che, giustamente per loro, grazie alla 104 accompagnano il congiunto, paziente oncologico, come me, a fare la Tac. Io devo andarci da sola, non ho riconosciuto tale diritto".
Costretta a prendere le ferie per curare il #cancro al seno
Posted by Leggo - Il sito ufficiale on Martedì 19 gennaio 2016
Ultimo aggiornamento: Martedì 19 Gennaio 2016, 22:49