Yara, la gemella di Bossetti aggredita a calci.
Un testimone: "Lo vidi pregare sulla tomba"

Yara, aggredita a calci e pugni la sorella gemella di Bossetti. Un testimone rivela: "Lo vidi pregare sulla tomba"

di Mario Fabbroni
ROMA - Un linciaggio per “interposta persona”. La sorella di Massimo Bossetti, accusato di aver ucciso la 14enne Yara Gambirasio, rimasta vittima di un’aggressione a Terno d’Isola, nel Bergamasco.







Letizia Laura Bossetti, gemella del muratore rinchiuso in carcere, è stata avvicinata da tre uomini mentre stava salendo in auto nei garage del condominio dove abitano i genitori. I tre l’avrebbero presa a calci e pugni dando dell’assassino al fratello, fino a far perdere i sensi alla donna, che ora è ricoverata al policlinico di Ponte San Pietro. Il caso però ha fatto rumore, anche perché pare che una prima aggressione, limitata a spintoni e insulti al fratello, fosse già avvenuta qualche settimana fa mentre - precedentemente - alla sorella gemella di Bossetti era stata fatta trovare la pagina di un giornale dedicata al delitto di Yara. Avvertimenti poi diventati aggressione fisica: ma posti in essere da chi e per quale scopo? «La situazione è di grande tensione - spiega l'avvocato Bonomo -. Una cosa è l’amore per un parente, altra è la complicità in un delitto». L'escalation di violenza comunque sarebbe motivata dal fatto che Letizia Laura Bossetti continua a sostenere l'innocenza del fratello. In entrambe le aggressioni, gli insulti erano riferiti più a Massimo che a lei.



Ma sulla scena di questa intricata vicenda appare anche un nuovo personaggio. Gino Crepaldi, un autista 58enne di Ciserano (nel bergamasco) ha rivelato al settimanale “Giallo” di aver visto Massimo Bossetti pregare sulla tomba della piccola Yara. L'uomo afferma che il presunto killer, arrestato qualche mese fa, si trovava al cimitero di Brembate Sopra. «Quando Bossetti è stato arrestato a giugno, ho visto la sua foto su un giornale online. Ci ho pensato un attimo e poi mi sono ricordato tutto. Ho battuto un pugno sul tavolo escalmando: “Porca miseria! Ma è il signore che ho visto al cimitero”. Credo fosse il 10 oppure l’11 settembre 2013». Nel frattempo, fanno ancora rumore le accuse di uno degli avvocati difensori, secondo cui la Procura di Bergamo «evidenzia gli elementi a carico dell’accusato e non quelli che avrebbero potuto favorire la scarcerazione».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 19 Settembre 2014, 09:16
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