Napoli. "Addio a Tony, l'ultimo sciuscià": il lutto corre sui social

"Addio a Tony, l'ultimo sciuscià": il lutto corre sui social
Una voce si è sparsa a macchia d'olio sui social network. Non si parla d'altro in via Toledo e davanti alla Galleria Umberto, dove per 40 anni ha opertato. Zi' Tony, al secolo Antonio Esposito, classe 1938, l'ultimo lustrascarpe di Napoli, è morto. Così dicono. Lui non si vede più in giro da alcune settimane e i negozianti che lo conoscono bene raccontano che è deceduto in casa sua due giorni fa.
 
 

Il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, e Gianni Simioli de La radiazza in una nota scrivono: «Napoli ha perso uno dei suoi volti - hanno scritto in una nota -, una di quelle persone che, con la loro presenza fissa, diventano una sorta di istituzione per napoletani e turisti». L'annuncio su facebook è stato lanciato da Antonio Cafasso, responsabile del centro Colosimo. Tanti i messaggi di cordoglio per quello che è da sempre considerato l'ultimo "sciuscià" partenopeo, un mestiere antichissimo che risale al dopoguerra. Ha lucidato le scarpe di migliaia di persone, compresi molti personaggi famosi di cui era divenuto amico. De Sica, Rino Marcelli, Antonio Bassolino, Gigi D'Alessio, Vincenzo De Luca: quante scarpe sono passate sotto la sua spazzola. Ogni giorno arrivava da Casoria in prossimità della Galleria Umberto I per prestare servizio con la sua scatola di attrezzi che definiva "'a nennella". Una vita trascorsa per strada, rinverdendo uno dei mestieri più antichi di Napoli. Un altro pezzo andato via di una città che sta scomparendo.

«Ogni giorno lo si vedeva all’ingresso della galleria posizionare la sua valigetta di legno e cominciare quella giornata di lavoro che gli ha permesso di lucidare le scarpe a tantissimi volti famosi, ma soprattutto di incontrare e salutare con un sorriso le migliaia di persone che affollano via Toledo» hanno aggiunto Borrelli e Simioli ricordando che «è impossibile elencare tutte le persone che si sono affidate a zi’ Toni nel corso degli ultimi 40 anni tra cui anche gli indimenticabili Totò e Vittorio de Sica».

A loro cordoglio, si aggiunge quello di Emilio Di Marzio: «Tony, l'ultimo sciuscià napoletano ci ha lasciato. più volte mi era capitato di incrociarlo, soprattutto nei lunghi anni di consigliere comunale a Napoli, sotto San Giacomo, nei pressi della Galleria Umberto, a via Toledo. devo dirvela tutta, anche se cruda. per quanto oggi pianga l'uomo che non c'è più, non ne piango il mestiere che scompare, come se fosse un antico onorato mestiere da preservare, artistico come l'artigiano presepiale o utile e a suo modo romantico come l'impaglia segge o l'arrotino. fu lavoro onesto e sacrificato, magari appassionato, certo. e lo rispetto. ma il lustrascarpe, il mestiere del lustrascarpe no, non lo rimpiango. è l'eredità di un regime antico di servaggio, di epoche in cui il contadino si toglieva il cappello dinanzi al signore e il sangue e il censo insieme facevano diritti e doveri. non che non intraveda sintomi di un ritorno a nuove aristocrazie e nuove servitù ma non mi fa piacere. non che non ami le scarpe inglesi e la loro cura, è noto per chi mi conosce. ma i lucidi a pasta dura, le cere, gli olii li uso da me. e se penso a una persona ai miei piedi, al piú penso al gioco di un bambino che gattona o di una donna che massaggia maliziosa, non a un uomo a capo chino per mestiere».
Ultimo aggiornamento: Domenica 2 Ottobre 2016, 14:37
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