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L'ingegnere che su Facebook mostra
i difetti degli edifici crollati con il terremoto
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Com'è possibile che una scossa di terremoto, per quanto potente, nel 2016 sia in grado di radere al suolo interi centri abitati? Una spiegazione esaustiva può giungere solo dalle persone più competenti.
Gherardo Gotti, 32 anni, è un ingegnere civile di Pieve di Cento (Bologna) e, come tanti, ha vissuto con grande trasporto emotivo il dramma del terremoto che ha colpito il Centro Italia. Un po' perché le immagini provenienti da Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto sono drammatiche, un po' perché il ricordo del terremoto nell'Emilia è ancora molto fresco.
Su Facebook Gherardo ha deciso di analizzare con attenzione materiali e tecniche di costruzione degli edifici che con il sisma sono crollati come fossero di cartapesta. «Per placare un po' quel senso di impotenza... Non potendo fare altro, il mio contributo di solidarietà a chi soffre, sperando che possa essere d'aiuto, e che possa smuovere qualche coscienza...», ha spiegato.
Il quadro che emerge dall'analisi di Gherardo è inquietante: anche gli edifici più nuovi, spesso costruiti in cemento armato, hanno evidenziato dei gravissimi limiti, soprattutto per quanto riguarda il peso dei solai e le tamponature. Molto diffuso, almeno stando alle analisi dell'ingegnere, il metodo di costruzione o ristrutturazione di murature in pietrame che reggono cordoli di cemento troppo rigidi e pesanti.
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