Bastia, ventisette coltellate
per un errore di persona

Bastia, ventisette coltellate per un errore di persona

di Michele Milletti e Egle Priolo
PERUGIA - Ventisette coltellate, due famiglie angosciate, un doppio errore di persona e una partita di calcio.

La geometria (variabile, per le ultime due ipotesi) del tentato omicidio di Bastia sembra muoversi tra questi punti.Di certo c'è la vittima: un ragazzo bastiolo di trent'anni, colpito ventisette volte da un coltello a pochi passi dal centro della sua cittadina. Ventisette coltellate che lo hanno lasciato in un lago di sangue tra via Vittorio Veneto, via Cesare Battisti e via San Vitale la sera dello scorso 16 maggio. Di certo ci sono le sue condizioni critiche e il miracolo per cui non è morto. Di certo c'è il coltello trovato poco lontano dal luogo dell'aggressione e il volto dell'aggressore rimasto impresso nella mente della vittima.E le certezze finiscono qui. Perchè il ragazzo non sarebbe stato l'obiettivo di chi ha colpito per uccidere. Colpito ventisette volte per uno scambio di persona.



paginaQuella dell'errore di persona sarebbe infatti la pista seguita dai carabinieri di Assisi, diretti dal maggiore Marco Sivori, che da più di un mese sono sulle tracce dell'aggressore solitario. Per dare un nome al suo volto sono determinanti le indicazioni fornite dalla vittima, assistita dall'avvocato Luca Maori. Che sarebbe capace di riconoscerlo e avrebbe fornito un identikit molto preciso di chi quella sera gli si è avvicinato in via San Vitale e a freddo ha iniziato a colpirlo.Ma sbagliando persona. Si spiegherebbero così i dubbi delle prime ore, con una vittima conosciuta da tutti, senza ombre o scheletri nell'armadio. Da subito la domanda più ricorrente è stata sul perché di un agguato così efferato e violento. Inspiegabile. E l'errore di persona, con un incolpevole in ospedale (ancora in convalescenza dopo l'asportazione della milza) e probabilmente una vittima designata invece sana e inconsapevole.



Ma l'errore potrebbe non essere stato solo questo. Sui tavoli della procura e della caserma, infatti, è rimbalzato un nome. Di un ragazzo neanche ventenne che quella sera si è presentato in ospedale per una ferita alla mano. È finito nel registro degli indagati ma, come sostenuto dal suo legale, l'avvocato Maurizio Lorenzini, solo per un errore. Un caso, dovuto alla coincidenza di quella ferita strana proprio quella sera. Il cappellino che il giovane indossava quella sera, sporcato dal suo sangue, è finito così sul tavolo del Ris: gli esperti stanno analizzando quelle tracce per compararle con il sangue della vittima. L'avvocato e la famiglia del giovane non hanno dubbi e vogliono che i sospetti svaniscano, restituendo serenità a quello che sarebbe un altro incolpevole di una notte di follia. Saranno le analisi a restituire un'altra certezza.



Perché c'è un'altra ombra che aleggia su quell'agguato. L'ipotesi investigativa infatti racconterebbe di un'aggressione che parte da lontano. Esattamente dal 6 aprile 2014, giorno degli scontri tra tifosi del Bastia e del Foligno dopo un match del campionato di serie D. Una partita finita con un tifoso in coma, cinque arresti e svariati Daspo. Possibile sia questo il movente? Una vendetta covata per tutto questo tempo ed esplosa con tale violenza? Se sia solo un'ipotesi di lavoro o qualcosa di più concreto lo racconteranno solo le indagini. E le immagini delle telecamere che hanno ripreso il quasi assassino.
Ultimo aggiornamento: Domenica 21 Giugno 2015, 09:26