A parlare della lettera firmata dalle ragazze è stato Injeti Srinivas, direttore del Centro Governativo per gli Sport d'acqua dell'Autorità Sportiva Indiana, che le ospitava nello stato del Kerala, India meridionale. Poche parole, a testimoniare la condizione di allieve di canottaggio divenuta insostenibile. Nel bigliettino, infatti, la vittima si lamenta del rigido trattamento degli allenatori, accusando «i responsabili di non aver fatto niente a proposito dei suoi reclami».
«Le ragazze non erano in grado si sopportare le torture fisiche e mentali» dei loro allenatori, hanno denunciato i familiari delle vittime all'emittente televisiva indiana Ndtv. Ma dal Centro Sportivo negano le accuse, mentre il direttore Srinivas, in conferenza stampa, ha assicurato: «se emergeranno mancanze da parte nostra o saranno individuati dei colpevoli, prenderemo i più severi provvedimenti». Srinivas non ha però rilasciato alcuna dichiarazione circa le voci di una probabile inchiesta, ribadendo che «la priorità ora è di salvare le tre ragazze ancora in vita, sebbene non esista alcun antidoto per il veleno assunto».
Le ragazze sono state ritrovate ieri sera, in stato di incoscienza, nella loro camera e sono state immediatamente portate in ospedale dal guardiano della struttura. «Siamo tutti profondamente scioccati. Gli istituti dell'Autorità Sportiva Indiana sono posti sicuri per le ragazze»: sono le parole della campionessa indiana medaglia d'ora di atletica leggera Anju Bobby George.
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Quattro atlete ragazzine tentano il #suicidio:una muore, tre sono gravi. #India sotto choc
Posted by Leggo - Il sito ufficiale on Giovedì 7 maggio 2015
Ultimo aggiornamento: Giovedì 7 Maggio 2015, 17:44
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