Effetto Jobs Act, 286 mila contratti in più
in sette mesi. Ma le risorse sono già esaurite
di Alessandra Severini
Se si considerano anche le trasformazioni a tempo indeterminato e l'andamento delle cessazioni (953.944 in sette mesi, in aumento di 17.505 unità) la variazione di contratti fissi rispetto all'anno scorso è di 382.672 unità (+263%). Le Regioni in cui il boom è stato più rilevante sono Friuli-Venezia Giulia (+85,3%), Umbria (+66,5%) e Marche (+55,4%). Bene anche Liguria, Veneto, Lazio e Lombardia.
Rimangono indietro invece le regioni del Sud, con una crescita nettamente inferiore alla media nazionale: Sicilia (+11,2%), Puglia (+17,3%) e Calabria (+18,6%).
La crescita del lavoro a tempo indeterminato è legata chiaramente alla decontribuzione previdenziale prevista dalla legge di stabilità e dal jobs act. Per questo il premier Renzi esulta su twitter: «Il jobs act ha prodotto 286mila stabilizzazioni dall'inizio del 2015. Più diritti e meno precariato, come promesso».
Il problema però è che le risorse stanziate dalla legge di Stabilità per gli sgravi contributivi per i nuovi assunti a tempo indeterminato «si sono già esaurite». Secondo i consulenti del lavoro, infatti, al 31 agosto "sono stati spesi oltre 1,9 miliardi" a fronte degli 1,8 stanziati. Servirebbero almeno altri 3 miliardi per coprire le nuove assunzioni fino a fine anno.
Il governo comunque è ottimista. La ripresa permetterà di avere maggiori risorse per tagliare le tasse. Nella manovra potrebbero trovare spazio altri sgravi contributivi a favore del Mezzogiorno.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 11 Settembre 2015, 12:31
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