Lavoro, Camusso: mediazione Pd
non difende i diritti, partita non è chiusa

Lavoro, Camusso: mediazione Pd non difende i diritti, partita non è chiusa
Cgil ancora all'attacco sul Jobs act, all'indomani dell'accordo siglato nel Pd. Il segretario della Cgil Susanna Camusso boccia infatti la mediazione raggiunta ieri all'interno del Pd. Dalla testa del corteo in corso Venezia a Milano, in occasione dello sciopero della Fiom Cgil, Camusso afferma che «non ci pare che quella mediazione sia una risposta per mantenere la difesa dei diritti che noi facciamo».



Anche il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, ha raggiunto la testa del corteo di Milano e ha abbracciato Camusso. Dai megafoni della manifestazione si sente l'avviso "Matteo non restare

sereno siamo in tantissimi".



Camusso, commentando la forte partecipazione al corteo di Milano la definisce «la conferma di quello che diciamo da sempre». «C'è bisogno - spiega - di un grande investimento pubblico che crei lavoro e rimetta in sicurezza il Paese, il governo Renzi si dovrebbe decidere a fare qualcosa anzichè ridurre i diritti».



Ieri c'è stata l'intesa nel Pd sul Jobs Act. Nessun voto di fiducia sul testo del Senato ma l'approvazione alla Camera, in tempi brevi, del testo che uscirà dalla commissione Lavoro, è la mediazione trovata su un testo che recepirà le proposte sancite nella direzione Pd, a cominciare dalla tipizzazione del reintegro per i licenziamenti disciplinari. «Un grandissimo passo avanti», è il sigillo posto dal premier Matteo Renzi che parla di «partita chiusa» e di articolo 18 «superato».



Intesa che invece fa scendere immediatamente sulle barricate l'altra faccia della maggioranza, il Nuovo Centrodestra. E' stato Roberto Speranza, spesso "cuscinetto" tra la sinistra Pd e l'ala maggioritaria del partito, ad annunciare un'intesa che solo ieri sembrava inaspettata. «Non ci sarà nessuna fiducia al testo del Senato, verrà ripreso l'odg della direzione», spiega il capogruppo Pd al quale fanno subito seguito le affermazioni del vicesegretario Lorenzo Guerini («l'intesa risponde a chi voleva aprire fronti nel Pd») e poi, da Bucarest, la benedizione del premier: «Bene così, andiamo avanti, il primo gennaio andranno in vigore le regole sul lavoro».



Una benedizione, spiegano da Palazzo Chigi, che non va interpretata come un cedimento alle rivendicazioni della sinistra Dem. Ed è lo stesso Renzi a precisare come i margini di trattativa per la minoranza siano finiti: «la partita è chiusa si voterà a ore». Il timing - rapidissimo - e l'avvicendarsi in Aula della riforma del lavoro e della legge di stabilità rispettano infatti le intenzioni del premier: il voto finale sul Jobs Act sarà entro il 26 novembre, per il giorno dopo è previsto invece l'approdo della legge di stabilità.



E resta tutt'altro che escluso, come ribadisce Renzi, che sul nuovo testo della commissione sia messa la fiducia. Ma la mediazione trovata oggi sembra per ora bastare ad una buona fetta della minoranza. Si tratta di «modifiche vere, di contenuto, positive e che migliorano la delega, non solo sull'annosa questione dell'art. 18», sottolinea Cesare Damiano, tra i protagonisti della negoziazione. E anche Stefano Fassina appare soddisfatto: «il governo prende atto del ruolo del Parlamento».



Ma l'intesa trovata con il gruppo Pd in commissione - «non è un accordo con la minoranza», precisa lo stesso Guerini - vede subito insorgere Ncd, a partire da Maurizio Sacconi, che chiede un vertice di

maggioranza. E lo stesso Sacconi, con Nunzia De Girolamo, ieri in serata è stato a Palazzo Chigi per un chiarimento informale. Incontro che, se da un lato serve a mitigare l'ira di Ncd dall'altro non basta a chiudere la frattura.



«Si tratta, la partita è aperta», è il warning lanciato da Sacconi che preannuncia nuovi incontri della maggioranza sul tema. Incontri che, tuttavia, difficilmente potranno mettere in dubbio quel punto di caduta trovato oggi sull'art.18, in particolare sulla tipizzazione del reintegro dei licenziamenti disciplinari.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 14 Novembre 2014, 11:50