Nel 2013, sottolinea l'Istat, l'indicatore è diminuito di 1,5 punti percentuali a seguito della diminuzione della quota di persone in famiglie gravemente deprivate (dal 14,5% al 12,4%). Resta stabile la quota di persone in famiglie a rischio di povertà (19,1%) e in leggero aumento quella di chi vive in famiglie a bassa intensità lavorativa (dal 10,3% all'11,0%).
Il rischio di povertà o esclusione sociale nel 2013 diminuisce tra gli anziani soli (dal 38,0% al 32,2%), i monogenitori (dal 41,7% al 38,3%), le coppie con un figlio (dal 24,3% al 21,7%), tra le famiglie con un minore (dal 29,1% al 26,8%) o con un anziano (dal 32.3% al 28,9%). L'Istat aggiunge che però c'è stato un peggioramento tra le famiglie con tre o più figli: dal 39,8% si sale al 43,7%.
Sud a più elevato rischio povertà. I valori più elevati di rischio di povertà o esclusione sociale si registrano tra i residenti del Mezzogiorno (46,2%),in calo però del 3,7%. È quanto rileva l'Istat, secondo cui il rischio è alto anche tra i componenti di famiglie numerose (39,8%), con tre o più figli (43,7%), soprattutto se minori (45,4%) o con un solo reddito (46,1%).
Per metà delle famiglie reddito netto non oltre 24.215 euro. La metà delle famiglie residenti in Italia ha percepito, nel 2012, un reddito netto non superiore a 24.215 euro l'anno (circa 2.017 al mese).
Secondo l'Istat nel Sud e nelle Isole il 50% delle famiglie guadagna meno di 19.955 euro (circa 1.663 euro mensili). Il reddito mediano delle famiglie che vivono nel Mezzogiorno è pari al 74% di quello delle famiglie residenti al Nord, per il Centro il valore sale al 96%.Il 20% più ricco delle famiglie percepisce il 37,7% del reddito totale, al 20% più povero spetta il 7,9%.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 30 Ottobre 2014, 15:29