Iran, la tregua dopo l'attacco: «Non reagiremo». Raid soft di Israele con i droni su Isfahan

Tel Aviv non rivendica il raid ma dagli Usa arriva la conferma: «Noi informati prima»

Iran, la tregua dopo l'attacco: «Non reagiremo» Raid soft di Israele con i droni su Isfahan

di Mauro Evangelisti

Il messaggio dell’attacco israeliano a Isfahan, terza città dell’Iran, la cui area è sede di basi militari e impianti nucleari è più o meno questo: lo vedete, se vogliamo possiamo colpirvi, raggiungere le vostre infrastrutture, anche quelle dove si tratta l’uranio. Un’azione dimostrativa. E non rivendicata direttamente da Israele, come vuole la prassi dello Stato ebraico, anche se confermata dagli americani che hanno parlato di «un missile». Gli Usa sostengono di essere stati informati prima, pur non avendo avuto alcun ruolo in quest’azione notturna. Abc News, network americano, cita un funzionario Usa secondo cui venerdì mattina aerei israeliani hanno lanciato «tre missili dall’esterno dell’Iran in un attacco molto limitato». Teheran parla di «mini droni israeliani o americani». Mentre ufficialmente Tel Aviv non confermava l’attacco, il ministro per la Sicurezza, Itamar Ben Gvir, di estrema destra, il più falco dei falchi, si è lamentato pubblicamente (dunque confermandolo) di un’azione che lui considera troppo «debole».

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La ritorsione

Da giorni stava chiedendo una ritorsione contro la pioggia di missili e droni lanciati dall’Iran contro Israele sabato scorso e al 99 per cento abbattuti: pure in quel caso, al di là dei proclami, era un’azione dimostrativa per non lasciare senza risposta un precedente attacco, il primo aprile, dell’Idf contro una sede diplomatica iraniana a Damasco in cui, tra gli altri, è stato ucciso un importante generale. Teheran aveva avvertito per tempo i Paesi dell’area, ma anche gli americani, proprio perché l’obiettivo era mostrare i muscoli senza causare troppi danni e dunque una escalation ingestibile. A sua volta, in questa sorta di drammatico e pericoloso balletto a distanza, Israele aveva annunciato che ci sarebbe stata una ritorsione. Gli alleati occidentali hanno lavorato per evitarla e Biden ha parlato a lungo al telefono con Netanyahu per convincerlo a desistere.

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Insidie

Un attacco sconsiderato contro l’Iran avrebbe causato una incontrollabile guerra nell’area e moltiplicato le già indicibili sofferenze degli ostaggi e della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza.

L’esito di questa opera di mediazione si è visto nella notte tra giovedì e venerdì: Israele ha colpito, ma in modo leggero, provocando pochi danni nella base aerea. E paradossalmente anche gli iraniani sono corsi a dichiarare: l’azione è stata un insuccesso, è stato un fallimento, abbiamo abbattuto i tre droni. Si parla di esplosioni, ma non è chiaro se gli israeliani abbiano lanciato dei missili o se invece si siano serviti di droni che sarebbero partiti non dallo Stato ebraico, ma dall’interno del territorio iraniano, lanciati da gruppi dissidenti. La data scelta non è casuale: era il giorno dell’85esimo compleanno della guida suprema Ali Khamenei. La Cnn ha raccolto un’analisi da una fonte anonima di intelligence: «Il confronto diretto tra Iran e Israele è terminato». Dunque, se è vera questa valutazione, non ci sarà una risposta da parte di Teheran e il pericolo di una guerra è scongiurato (per ora). Da sapere: nella regione di Isfahan ci sono siti per la conversione dell’uranio che viene poi arricchito a Natanz, dunque nella stessa provincia; nell’impianto di Isfahan ci sono tre piccoli reattori per la ricerca nucleare, c’è una base aerea con i caccia F-14, eredità delle forniture americane avvenute prima della rivoluzione islamica. L’Aiea (l’agenzia internazionale per l’energia atomica, i cui ispettori sono in Iran) ha rassicurato: «Non ci sono danni nei siti nucleari. Rilanciamo l’appello alla massima moderazione, stiamo monitorando la situazione da vicino». The Guardian rivela che quando ha informato gli Stati Uniti dell’attacco che stava per partire, Israele ha anche garantito che non sarebbero stati colpiti siti nucleari. Restano le dichiarazioni ufficiali iraniane che sembrano confermare che non ci sarà una ritorsione: «I micro veicoli aerei sono stati abbattuti senza fare vittime o danni» dice il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian. Ancora: «I media filo israeliani hanno tentato di rendere una vittoria il loro fallimento ed esagerare la questione». Al di là della propaganda, la linea scelta per tutto il giorno di minimizzare fa pensare che - almeno per ora - il gioco delle parti a distanza in cui un nemico dimostra all’altro di potere colpire se vuole, sembra essersi fermato. Il Jerusalem Post scrive che sono stati distrutti mezzi dell’aeronautica iraniana a Isfahan, «non lontani dal sito nucleare nella stessa zona» e cita fonti militari israeliane: «Il messaggio mandato all’Iran è chiaro: “questa volta abbiamo scelto di non colpire i vostri siti nucleari, ma se vogliamo possiamo farlo”».


Ultimo aggiornamento: Sabato 20 Aprile 2024, 07:15
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