«Ci hanno appena colpito, io sto sanguinando, ma niente di grave». L'inquadratura trema mentre Claudio Locatelli, il «giornalista combattente» come si definisce, racconta in un video l'attacco subito a Kherson, assieme al fotoreporter Niccolò Celesti, da parte dei russi. «Un attacco intenzionale», dice. Locatelli, Celesti e il traduttore sono a bordo di una "press car" riconoscibile dalla scritta in blu.
Locatelli, si vede nel video, indossa l'elmetto e il giubbotto antiproiettile. Intorno all'orecchio, sul collo, c'è sangue per le ferite dovute alle schegge dei finestrini in frantumi. E ancora sui suoi abiti si legge "press". «La macchina è ben segnalata, non c'era nessun altro, l'attacco ai nostri danni visto luogo e dinamica è stato intenzionale - scrive il giornalista su Facebook dopo essere stato colpito -. Sparare sulla stampa non ha scuse».
Dopo l'esplosione - documentata dal video - i giornalisti cercano di fuggire con l'auto. Riprendono tutto, tentano di mantenere la lucidità più che la calma. Il vetro del finestrino anteriore, quello accanto a Locatelli, è in frantumi. Alcune schegge cadono all'interno del veicolo, nella borsa del giornalista, nel casco che si è slacciato, e colpiscono Locatelli. L'auto è danneggiata, ma le portiere hanno bloccato le schegge. Le ruote sono completamente a terra. «Ci è andata bene», spiega Locatelli guardando nell'obiettivo della telecamera. Un frammento sul lato della portiera «sarebbe entrato nel mio fianco e adesso sarei... morto forse no, però sarei in una condizione non esattamente agevole».
L'esplosione è stata la conseguenza di un colpo d'artiglieria. «Il tiro proveniva dalla sponda oltre il Dnipro, lì dove si trova l'esercito russo», scrive su Facebook il reporter.
Ultimo aggiornamento: Martedì 20 Dicembre 2022, 18:54
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