Coronavirus e traffico, i decreti e il saliscendi delle polveri sottili
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Se è vero che l'esposizione, più o meno prolungata, ad alte concentrazioni di polveri aumenta la suscettibilità a malattie respiratorie croniche e cardiovascolari e che questa condizione può peggiorare la situazione sanitaria dei contagiati, così come queste alte concentrazioni sono frequentemente osservate nel nord Italia, soprattutto nella pianura Padana, in inverno, «tuttavia, ad ora non è stato dimostrato alcun effetto di maggiore suscettibilità al contagio» dovuto alle polveri. È quindi possibile che alcune condizioni meteo, quali la bassa temperatura e l'elevata umidità atmosferica, possano creare un ambiente che favorisce la sopravvivenza del virus, ma «la covarianza fra condizioni di scarsa circolazione atmosferica, formazione di aerosol secondario, accumulo di Pm in prossimità del suolo e diffusione del virus non deve, tuttavia, essere scambiata per un rapporto di causa-effetto».
Quanto ipotizzato, dunque «dovrà essere accuratamente valutata con indagini estese ed approfondite». Nello stesso modo, «si ritiene che la proposta di misure restrittive di contenimento dell'inquinamento come mezzo per combattere il contagio sia, allo stato attuale delle conoscenze, ingiustificata, anche se è indubbio che la riduzione delle emissioni antropiche, se mantenuta per lungo periodo, abbia effetti benefici sulla qualità dell'aria e sul clima e quindi sulla salute generale».
Ultimo aggiornamento: Domenica 22 Marzo 2020, 13:45
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