C'è un prima e un dopo nella vita di Cloe Bianco. Nel 2015 era Luca Bianco, cinquant'anni, insegnante all'istituto Mattei di San Donà di Piave: è entrato in classe indossando abiti femminili e non se li è più tolti. Tre giorni di sospensione, l'assegnazione a mansioni non a contatto con i ragazzi, fino alla sua ultima nomina a Mestre. Da qui in poi è diventata Cloe, doveva essere la sua liberazione e invece si è isolata sempre di più. Fino a che non è riuscita ad andare avanti.
CIBO E BUON VINO
Il cadavere carbonizzato di Cloe è stato ritrovato all'alba di sabato scorso nel furgone che usava come casa mobile, era parcheggiato a lato della strada regionale tra Auronzo e Misurina. Il mezzo era completamente bruciato e di Cloe restavano solo i resti carbonizzati, l'esame del dna chiuderà per sempre la sua storia. Fatta di sofferenza e pregiudizi che l'hanno allontanata poco alla volta dalle relazioni sociali, dal lavoro, dalla comunità. È stata lei, il 10 giugno, ad annunciare la volontà di suicidarsi nel suo blog. «Subito dopo la pubblicazione di questo comunicato - ha scritto - porrò in essere la mia autochiria, ancor più definibile come la mia libera morte. In quest'ultimo giorno ho festeggiato con un pasto sfizioso e ottimi nettari di Bacco, gustando per l'ultima volta vini e cibi che mi piacciono. Questa semplice festa della fine della mia vita è stata accompagnata dall'ascolto di buona musica nella mia piccola casa con le ruote, dove ora rimarrò. Ciò è il modo più aulico per vivere al meglio la mia vita e concluderla con lo stesso stile. Qui finisce tutto».
Nel sito aveva riprodotto le immagini del testamento e raccontava le sue inquietudini, denunciando i «tentativi di annientamento» della sua persona, il dolore che le causava chi le stava intorno.
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 23 Febbraio 2023, 11:58
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