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La giovane di Seattle non dovrebbe comunque tornare a Perugia. «Lo farà, ma non in questi giorni» ha assicurato don Saulo Scarabattoli, a lungo cappellano del carcere femminile del capoluogo umbro. Non parlano invece i difensori di Knox, gli avvocati Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova protagonisti della lunga battaglia giudiziaria, anche davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo, che non saranno con Amanda a Modena perché non invitati. Una scelta quella di tornare in Italia «inopportuna» secondo l'avvocato Francesco Maresca, legale della famiglia Kercher. «Bisogna avere rispetto per la sentenza che ha definitivamente assolto Knox e Raffaele Sollecito - ha detto - ma anche per quei giudici che per due volte li hanno condannati. Il suo non è il classico caso di errore giudiziario». «Amanda Knox ha subito gli effetti di un processo mediatico e racconterà la sua esperienza.
«Dialogherà con giuristi ed esperti e racconterà - ha aggiunto - come ha vissuto quel periodo sotto i riflettori. Lei per tutti era l'assassina e quando è stata assolta l'opinione pubblica ha parlato di un errore. Nessuno entrerà nel merito del procedimento, ascolteremo la sua esperienza». Amanda Knox venne arrestata il 6 novembre del 2007 insieme all'allora fidanzato Raffaele Sollecito. Condannati in primo grado furono assolti in appello e scarcerati dopo quasi quattro anni in cella. Ma quella sentenza venne annullata dalla Cassazione e il nuovo processo di secondo grado, a Firenze, portò alla loro condanna. Knox, nel frattempo tornata a Seattle, e Sollecito rimasero però liberi e il 27 marzo del 2015 la Suprema Corte mise la parola fine alla vicenda giudiziaria decidendo l'assoluzione definitiva «per non avere commesso il fatto» dei due giovani. Così che oggi Amanda Knox può annunciare: «sto tornando in Italia come una donna libera».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 12 Giugno 2019, 20:15
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