L'Erasmus del volontariato e dell'altruismo:
il Servizio Civile Universale con scambi tra paesi

L'Erasmus del volontariato e dell'altruismo: il Servizio Civile Universale con scambi tra paesi

di Lorena Loiacono
Si scrive servizio civile, si legge volontariato, assistenza e cittadinanza attiva. E d'ora in poi potrà viaggiare, portando esperienze e passione al di là dei confini italiani. Il Senato infatti ha approvato ieri l'articolo 8 della riforma del Terzo Settore che decreta la nascita del servizio civile universale. Una sorta di Erasmus del no-profit, che in Italia rappresenta il 4% del Pil.

E non è poco con i suoi 5 milioni di volontari, 12mila cooperative sociali, almeno 800mila occupati e più di 300mila istituzioni attive. Un modello, quello italiano, che si prepara ad essere esportato anche all'estero: in Europa ma non solo. La Riforma del terzo settore, nello specifico, prevede la possibilità di arruolare ragazzi dai 18 ai 28 anni per inviarli in missione nei paesi dell'Unione europea, in una sorta di scambi di assistenza. Il servizio civile universale può anche raggiungere i Paesi fuori dall'Ue, soprattutto se si parte a scopi umanitari, per progetti di pace o di sviluppo. I ragazzi, che saranno organizzati con una programmazione triennale ben scandita, potranno partire per un periodo che varia dagli 8 ai 12 mesi. Possono aderire sia i giovani dell'Unione europea sia quelli che possiedono un regolare permesso di soggiorno.

Saranno coinvolti enti pubblici e privati, sempre senza scopo di lucro e con criteri precisi per l'accreditamento.In sostanza, che cosa andranno a fare questi ragazzi all'estero? Secondo il testo di riforma, si occuperanno di attività di solidarietà, inclusione sociale, cittadinanza attiva, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, paesaggistico e ambientale, sviluppo della cultura dell'innovazione e della legalità, per creare una vera cittadinanza europea e la pace tra i popoli. Oltre ad occuparsi di una difesa non armata. Il servizio civile universale dovrà riconoscere e valorizzare le competenze acquisite durante l'esperienza all'estero, per poi vederle utilizzare nel percorso di studi o lavorativo. Inoltre avrà un proprio status giuridico, con uno specifico rapporto di servizio che non avrà nulla a che vedere con il contratto di lavoro.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 31 Marzo 2016, 08:59
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