Boyhood, il film girato in 12 anni che racconta la crescita di un bambino fino all'età adulta

Boyhood, il film girato in 12 anni che racconta la crescita di un bambino fino all'età adulta
La vita di un ragazzo dall'infanzia (a 6 anni) all'età adulta (i 18), senza trucchi. Ovvero senza cambio di attori, make up o effetti speciali: semplicemente un bambino che è anche un attore (o viceversa) e che cresce davanti alla macchina da presa osservato da un regista geniale e circondato da una famiglia "finta", per raccontare la storia della sua evoluzione.






È il miracolo compiuto da Richard Linklater (già autore della trilogia Prima dell'alba, Prima del tramonto e Before Midnight) con Boyhood, girato un po' per volta nell'arco di 12 anni cogliendo Ellar Coltrane attraverso l'adolescenza, le tempeste familiari e i turbamenti sentimentali. E affidandogli come genitori Ethan Hawke e Patricia Arquette, interpreti di una storia di finzione che sullo schermo diventa pura verità, succo di esistenza.



La magia di Boyhood, che riflette – commuovendo - sul senso del tempo, le aspettative, le frustrazioni, lo scarto tra speranza e realtà, sta proprio nel rendere invisibile l'artificio della messinscena e restituire l'emozione della vita che scorre attraverso piccoli, ma non insignificanti, momenti. Un risultato ottenuto ritrovandosi tutti sul set ogni anno per 3-4 giorni.

«È stato come fare un grande atto di fede verso il futuro - aveva spiegato Linklater, in concorso al Festival di Berlino - inevitabilmente ci sarebbero stati cambiamenti fisici ed emotivi. Ero sempre attento a rimanere fedele all'idea originale del progetto e alla realtà dei cambiamenti che avrebbero subìto gli attori lungo la strada. Il film è il frutto di una collaborazione con il tempo; e il tempo stesso a sua volta può diventare un ottimo collaboratore, sebbene non sempre prevedibile».



Di sicuro un ottimo collaboratore è stato il protagonista Ellar Coltrane, con i suoi occhioni azzurri spalancati sul mondo con stupore. Una via di mezzo tra cavia di un esperimento artistico ed eroe di un'epopea esistenziale: «Sono grato del fatto di non essere apparso subito sugli schermi. Penso di esser più pronto ora che all'inizio di questo processo», aveva detto. Pronto o meno, Coltrane ha prestato la genuinità dei suoi anni infantili alla poesia di un grande affresco cinematografico, maestoso e intimo allo stesso tempo. Indimenticabile. Leggi l'articolo completo su
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