Stupro a Catania, la giudice punta il dito contro i social: «La nazionalità non c'entra, tra i giovani rabbia e disagio»

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Catania come Palermo

Lo stupro di Catania, dice Caramanna, «presenta impressionanti analogie con la violenza che è stata costretta a subire lo scorso 7 luglio una diciannovenne palermitana, abusata da sette coetanei, uno dei quali minorenne. Anche in questo caso, infatti, ad agire è stato un branco composto da sette ragazzi».

«Dalle notizie che ho potuto leggere - dice -, le due vicende sembrano molto simili. Alla base di tutto c'è l'amara constatazione che i giovani sono sempre sono sempre più violenti e che si comportano con le donne come se fossero degli oggetti. Non hanno nessuna empatia per le vittime, non capiscono le sofferenze che possono provocare e comunque non se ne curano affatto».

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