Caitlin Clark è già una star internazionale: grazie a lei il basket femminile spicca il volo. Chi è: età, altezza, squadra

Dopo aver riscritto i record a livello di college, la 22enne si prepara al salto nella Wnba

Basket femminile, Caitlin Clark è una star internazionale: impatto sullo sport già ai livelli dei più grandi

di Gianluca Cordella

Quando una farfalla sbatte le ali a Pechino, può scoppiare un uragano a New York. È il “butterfly effect”. Quando un pallone esce dalle mani del numero 22 ad Iowa City, l’uragano scoppia invece in tutto il mondo. Questo è il “Caitlin Clark effect”. Che non sarà nato dalla mente illuminata di un genio della fantascienza come Ray Bradbury, ma che spiega in maniera forse più concreta la concatenazione tra causa ed effetto. La causa, appunto, è Caitlin Clark. L’effetto è un’ondata di morboso interesse globale che il basket femminile non aveva mai cavalcato nella propria storia. Una valanga di like, visualizzazioni e ricerche su Google, dove attualmente guida la classifica delle star del canestro più “cercate”, davanti a Sua Maestà LeBron James. Ma l’effetto è anche una montagna di chilometri percorsi, di spese folli, di file interminabili dei tifosi per poter dire un giorno «io c’ero».

LA STELLA
Al centro di tutto c’è lei, Caitlin, un distillato di onnipotenza cestistica concentrato in 183 centimetri e 70 chili. Un fenomeno che sta riscrivendo tutti i record della pallacanestro universitaria americana. A metà febbraio ha superato i 3.527 punti di Kelsey Plum, primato della Ncaa femminile. Domenica scorsa ha scavallato anche quota 3.667, i punti segnati da “Pistol Pete” Maravich tra il 1967 e il 1970, record assoluto del basket universitario, sia maschile che femminile. E di primati abbattuti se ne potrebbero citare decine di altri, spaziando dagli assist alle triple doppie, fino ai tiri da 3 infilati, in singola gara e in stagione. Tutti figli dello straordinario talento di una giocatrice imprevedibile che, a ogni possesso, può infilarsi tra le maglie avversarie per attaccare il canestro, può inventare un passaggio visionario per una compagna o sganciare una tripla da distanza siderale proprio sul naso del difensore. Un po’ LeBron, un po’ Magic Johnson, un po’ Steph Curry. Solo perché la Wnba non ha ancora riferimenti così iconici. Ma forse una giorno sarà la Nba a dire «ricorda un po’ Caitlin Clark», descrivendo un prospetto interessante per il Draft. Discorso a parte merita il carattere, che invece sembra essere in tutto e per tutto quello di LBJ. Egoista e altruista nella stessa misura, come la logica non è in grado di spiegare. Dopo aver superato il record di Plum ha designato come sua erede la compagna Hannah Stuelke, che una settimana prima aveva segnato 47 punti contro Penn State (grazie a 15 assist di Caitlin...), togliendole il primato di squadra. Peccato che quell’endorsement pubblico sia arrivato nella serata in cui, segnando 49 punti, si era ripresa il primato. 

LA STORIA
Ora all’orizzonte c’è il grande salto. Clark si è dichiarata eleggibile per la Wnba, nonostante avesse l’opzione per un anno extra di idoneità in Ncaa, e con ogni probabilità finirà alle Indiana Fever che hanno in mano la pepita d’oro della prima scelta al Draft 2024. Andrà in una squadra che ha vinto un solo titolo, nel 2012, e che negli ultimi cinque anni non ha nemmeno centrato i playoff, ma è una condizione paradossalmente armonica con la sua storia personale.

Nata a Des Moines, Iowa, il 22 gennaio 2002, Caitlin non ha mai lasciato l’ateneo locale nonostante le lusinghe degli scout. L’Iowa non aveva un programma di prim’ordine. E, se è per questo, non ha una squadra in nessuno dei principali campionati statunitensi, di qualsiasi sport. Clark ha scelto però casa, un luogo intimo in cui mamma Anne Nizzi, chiare origini italiane, potesse preparare i cannoli siciliani per tutta la squadra dopo ogni partita. E ha trasformato la realtà delle Hawkeyes. Da periferia a ombelico del college basket. Una squadra che non era mai arrivata nemmeno alla fase nazionale. Lo scorso anno l’ha portata a giocarsi il titolo, arrendendosi solo in finale alle Tigers della Louisiana State University. Caitlin, nelle due sfide precedenti, ha rifilato 41 punti sia a Louisville che alla corazzata South Carolina, reduce da 36 vittorie di fila. E gli Stati Uniti, che già la seguivano con attenzione, sono impazziti per lei.

IL FENOMENO
La finale dello scorso anno ha incollato alla tv 10 milioni di americani. Quella del 2022 tra UConn e Oklahoma ne aveva messi insieme 5,7, record di allora, sgretolato dalla numero 22 di Iowa 12 mesi più tardi. Senza contare che il prezzo dei biglietti era il triplo di quello pagato per le Finals maschili. Mai accaduto. Quest’anno, poi, il “Caitlin Clark effect” si è palesato in tutta la sua dirompenza. Prima che iniziasse il campionato, la febbre era tale che le Hawkeyes hanno dovuto giocare l’amichevole contro De Paul all’aperto, al Kinnick Stadium, tana della squadra di football: c’erano 55.646 tifosi, record di tutti i tempi per la pallacanestro dei college. La Carver-Hawkeye Arena ha visto nella sua storia solo 19 sold out, 17 negli ultimi tre anni, da quando c’è Caitlin. E in trasferta la musica non cambia: 30 delle 32 squadre che hanno sfidato Clark nello stesso lasso di tempo hanno registrato il tutto esaurito contro Iowa. Nell’Arena di casa le cose vanno alla grande: i tifosi negli ultimi anni hanno percorso il 34% di chilometri in più per ammirare la propria stella, nonostante i prezzi dei biglietti siano lievitati dal 2020 del 224%. E dove la capienza del palazzetto non può, arriva la tv: per la sfida contro Maryland, Fox ha presentato la “Caitlin Clark cam”, che ha permesso a più di 800 mila spettatori di guardare la partita su TikTok osservando solo le gesta della star in 22.

LE LEGGENDE
Per lei si sono spese tutte le leggende, con dichiarazioni pubbliche di stima. Da LeBron a Billie Jean King, da Tom Brady a Patrick Mahomes. Tutti concordi nel collocarla già tra le dive sportive Stars&Stripes, al pari di Serena Williams e Simone Biles. E lei - sfrontata il giusto sul parquet quando passa la mano davanti alla faccia per dire alle avversarie «you can’t see me», il «non riesci nemmeno a vedermi» lanciato dal wrestler John Cena - che resta umile fuori dal campo, nonostante i maxi contratti già firmati con Nike e Gatorade. Non c’è partita che non regali tempo agli autografi e alle foto con i fan. «Sono la stessa che andava ai palazzetti a vedere le partite degli altri e volevo sempre dare il cinque alla mia giocatrice preferita. Per me è qualche secondo della mia giornata, per loro una settimana indimenticabile».
 


Ultimo aggiornamento: Domenica 10 Marzo 2024, 22:20
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