Sulle novità in sviluppo si confrontano gli esperti riuniti per il 35esimo Congresso nazionale di antibioticoterapia in età pediatrica, che si chiude oggi a Milano. Ogni anno - ricordano gli specialisti - nel mondo si osservano 150 milioni di nuovi casi di bronchiolite. Si tratta di una malattia infettiva acuta delle vie aeree inferiori, altamente contagiosa e caratterizzata da edema e muco più che da broncospasmo. Il picco di incidenza è nei mesi invernali, fra novembre e marzo. L'infezione fa sempre più paura, considerando che il tasso di ospedalizzazione per bronchiolite è aumentato negli ultimi 10 anni sfiorando il 3%, soprattutto bambini nati pretermine e in quelli con patologie associate (fibrosi cistica, malattie neuromuscolari, immunodeficienza, malattia cardiaca o respiratoria di base). E il primo bersaglio da centrare per contrastare la bronchiolite è l'Rsv, responsabile del 75% dei casi di malattia. Inoltre, è ormai nota la correlazione tra infezioni da Rsv nella prima infanzia e successivo sviluppo di sibilo ricorrente e asma in età adulta.
«Nei casi di bronchiolite le opzioni terapeutiche raccomandate sono oggi limitate - spiega Susanna Esposito, presidente del Congresso e di Waidid (Associazione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici), e direttore dell'Unità di pediatria ad alta intensità di cura del Policlinico-università degli Studi di Milano - Non trovano indicazione i corticosteroidi, il ruolo dei beta2-stimolanti è dibattuto e l'effetto dell'adrenalina è controverso. Pertanto le linee guida internazionali suggeriscono che il trattamento primario rimanga in gran parte sintomatico, con la somministrazione di liquidi e di ossigeno, se necessario, ed eventualmente con un tentativo di terapia con broncodilatatori (salbutamolo o epinefrina). Inoltre, iniziare in tempo un trattamento con soluzione salina ipertonica potrebbe temporaneamente contribuire a migliorare il muco ostruente e l'edema delle vie aeree. Gli antibiotici non sono raccomandati per la bronchiolite, a meno che non vi sia sospetto di complicazioni come la polmonite batterica secondaria». Ecco perché lo sviluppo di misure preventive efficaci contro la bronchiolite è certamente una priorità, evidenziano gli esperti, e la messa a punto di un vaccino sicuro e immunogenico contro l'Rsv resta una delle sfide profilattiche dei nostri giorni. Attualmente la nuova frontiera della vaccinazione anti-Rsv è rappresentata dallo sviluppo di vaccini vivi attenuati, o di vaccini inattivati a subunità da somministrare alle madri in attesa.
«I vaccini a base di virus vivo attenuato - prosegue Esposito - rappresentano un'opzione preventiva estremamente attraente, poiché permettono di ovviare alla problematica dell'instabilità connessa ai vaccini anti-Rsv.
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