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LA CHANCE
Mattarella, che ieri ha ricevuto sia Di Maio sia il premier incaricato Carlo Cottarelli, dunque aspetta ancora un po'. E il ritorno al governo politico è una chance alla quale il Quirinale fa sapere di guardare con «grande attenzione», soprattutto dopo i timori sorti dal rischio di scaricare su un governo del Presidente sfiduciato (l'esecutivo Cottarelli) la gestione della crisi dei mercati che potrebbe abbattersi sull'Italia nei prossimi mesi. E che dovrebbe quindi accompagnare l'Italia al voto e rappresentarla all'estero da una possibile debole posizione di governo in carica per i soli affari correnti.
Il Capo dello Stato e il premier tecnico in pectore hanno deciso, dopo un incontro «informale», che era opportuno aspettare ancora un po'. Il clima tra Mattarella e Di Maio, dopo i furibondi attacchi del capo M5S dei giorni scorsi, infatti è meno teso: «La battaglia non è con il Quirinale» si affretta a precisare Di Maio, che ora è continvo di aver ributtato la palla nel campo di Salvini: «Ci proveremo ancora, aspettiamo una risposta dalla Lega sulla proposta che abbiamo fatto», spiega ai parlamentari riuniti di sera in assemblea. E qualche ora prima aveva chiarito: «Il M5S voterà contro un governo non politico, ovvero quello già pronto di Carlo Cottarelli, e non si presterà a escamotage parlamentari come quello della non sfiducia tecnica».
L'ALTRA OPZIONE
In attesa che si chiarisca la reale opportunità di rinascita di un governo politico (con Giuseppe Conte che si mostra ultra-prudente: «Io a Roma? Vediamo, ho la residenza là...»), resta sempre l'opzione Cottarelli (per adesso congelata), che potrebbe partire ma senza avere in numeri né alla Camera né al Senato. Chi, infatti, voterebbe la fiducia? M5S ha annunciato il voto contrario, ma anche gli altri grandi partiti non sono intenzionati a dire sì (o eventualmente potrebbero usare escamotage come l'astensione o l'uscita dall'aula). Silvio Berlusconi, molto irritato per la partita che Salvini sta giocando in solitaria, ha riunito un vertice a palazzo Grazioli. Sulla fiducia FI non voterà in dissenso dalle altre forze del centrodestra anche perché il Cavaliere non ha nessuna intenzione di dare il destro a Salvini per rompere. Lo stesso capo lumbard è molto perplesso circa il da farsi. Il Pd, anche nei contatti di giornata con il Quirinale, conferma, per ora, l'astensione «positiva». E si prepara a ogni scenario, anche il voto a brevissimo.
Ecco, il voto a luglio.
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