Da una parte, dunque, il governatore leghista si appresta a cantar vittoria, dall'altra i grillini rivendicheranno di aver ottenuto un quesito più sostenibile e soprattutto l'impegno di organizzare il referendum con il voto elettronico, per la prima volta. «La maggioranza è chiamata a una prova importante e si dimostrerà unita - ha detto Maroni alla vigilia - ma questo il voto è un passaggio importante per il futuro della Lombardia, per questo rivolgo un appello al Pd e al Patto Civico, oltre che al M5S, sul cui voto a favore non ho dubbi: del resto il quesito che approda in Aula è quello da loro proposto in commissione».
Il referendum è una proposta al ribasso rispetto a quelle iniziali, dalla cosiddetta macroregione del nord promessa in campagna elettorale fino alla volontà leghista di chiedere espressamente lo Statuto speciale. In questa versione non si chiederà nemmeno questo (che è materia del Parlamento) ma si chiederà di fatto un mandato popolare per avere da Roma maggiori competenze come prevede la Costituzione. Duro il Partito Democratico: «Questo è un referendum che serve a Maroni e alla Lega e costerà 30 milioni - ha detto il capogruppo Enrico Brambilla - il governatore ne ha bisogno per tentare di dare un senso alla legislatura regionale e sorprende che i 5 Stelle si prestino a questo gioco: a questo punto tanto vale che tolgano la maschera e chiedano a Maroni un assessore». Leggi l'articolo completo su
Leggo.it