«Anche i risultati di marzo delle immatricolazioni di auto Bev e Phev, in lieve calo rispetto a febbraio le prime e in leggero rialzo le seconde, confermano come la prolungata attesa degli incentivi stia determinando una paralisi del mercato di tali motorizzazioni». Lo sottolinea il presidente dell’Unrae, Michele Crisci. «È d’obbligo per noi - prosegue - continuare a sottolineare l’importanza e l’urgenza di rendere presto operativo il nuovo schema incentivi: considerando i tempi tecnici di tutti i prossimi passaggi della normativa ancora necessari, rischiamo di arrivare a perdere metà dell’anno e avere un impatto degli incentivi estremamente limitato sul 2024». Il forte ritardo nell’avvio di una politica di incentivi mantiene il nostro Paese fanalino di coda rispetto agli altri grandi mercati europei. Gli incentivi - ricorda l’Unrae - sono stati introdotti in Francia da 15 anni, in Spagna da 14 anni, nel Regno Unito da 13 anni, in Germania da 8 anni e in Italia solo da 5 anni.
«Da noi - osserva Crisci - dopo due anni di incentivi, peraltro abbastanza timidi in termini di importi unitari, nel 2022 gli stessi sono stati in sostanza vanificati perché sono state escluse le aziende, vero motore della transizione energetica.
Sono convinto che il meccanismo degli incentivi rappresenti un supporto importante per il mercato in generale e in particolare per i veicoli elettrificati, ma da solo e in una logica di contingenza normativa e di continua sperimentazione, risulta poco funzionale al sentiment della domanda rallentando il passaggio a modelli più puliti ed ecologici che, invece, potrebbe essere favorito anche dall’adozione di una riforma fiscale davvero innovativa sul fronte dei veicoli nuovi». Secondo Artusi «occorre mettere in campo più soluzioni per agevolare davvero la decarbonizzazione del settore auto».
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