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Il sindaco della cittadina di 14mila abitanti, uno dei centri della Bergamasca più colpiti dal coronavirus, che dal 23 febbraio ha registrato «118 decessi, 95 in più dei primi tre mesi del 2019: per noi è tragedia al pari delle grandi guerre, forse ancora più cruenta perché repentina e inaspettata», ha parlato anche della mancata zona rossa in Val Seriana, che ha provocato furiose polemiche nelle ultime settimane.
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«Tutti ci chiediamo perché da noi non sia stata istituita la zona rossa.
«Non ho parlato con la direzione ma con qualche medico e sono comprensibilmente demoralizzati. Dicono che hanno fatto e stanno facendo l'impossibile e sono mortificati dal fatto di essere sotto accusa», continua il sindaco di Alzano, il cui ospedale è sotto inchiesta per la gestione dei pazienti nell'emergenza coronavirus. «Come ne uscirà l'ospedale? Non ne ho idea. La chiarezza è importante - dice -. Ci vorrà ragionevolezza per capire cos'è successo cercando di comprendere anche contesto e circostanze, ma non spetta a me».
"LA RIPRESA NON SPAVENTA" «Fiàma de rar, sta la sènder brasca, ossia: fa fiamma raramente ma sotto la cenere c'è sempre la brace». Bertocchi ricorre a un proverbio bergamasco per chiarire che la gente della sua zona «è dura a morire» e che «non mi spaventa la ripresa» dopo l'emergenza coronavirus. «So che tutti ci metteranno il massimo, e serviranno sacrifici, anche nella pubblica amministrazione - dice all'ANSA - Nel dramma, spero che possa essere una occasione per una riforma importante, per rimettere al centro dell'attività pubblica competenza, ragionevolezza e fiducia nelle persone. Serve una riforma su procedure e verifiche, va reso tutto più snello, veloce ed efficace. Meccanismi burocratici oppressivi hanno rallentato tutto, gare d'appalto e bandi. I controlli vanno resi più stringenti ma con formule più veloci». Leggi l'articolo completo su
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