Manifestanti cercano di entrare a casa di Netanyahu. Il premier israeliano fa i conti con il calo del consenso

Secondo quanto riporta Haaretz, i dimostranti hanno abbattuto le barriere che la polizia ha eretto intorno all'edificio e si sono avvicinati all'ingresso.

Una guerra genera proteste. A più di un mese dall'inizio del conflitto tra Hamas e Israele i malumori tra il popolo ebraico e quello palestinese crescono. Decine di persone, compresi i familiari degli ostaggi in mano ad Hamas, hanno partecipato ad una protesta davanti alla casa di Gerusalemme del miliardario Simon Falic dove da diverse settimane vive il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Secondo quanto riporta Haaretz, i dimostranti hanno abbattuto le barriere che la polizia ha eretto intorno all'edificio e si sono avvicinati all'ingresso. 

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Il calo di consensi del premier Netanyahu

Un indizio del calo di consenso del premier Netanyahu, in carica dal 29 dicembre dello scorso anno, che sta scendendo. Un consenso già provato dalle tensioni dei mesi antecedenti la guerra. Le posizioni del governo di Netanyahu, già prima dell'inizio degli scontri a Gaza, avevano fatto aumentare l’insofferenza araba nei confronti di Israele, diviso tra i sostenitori dello stato laico e sionista e gli ortodossi che, invece, volevano imporre l’halakhah (la Legge ebraica). A ciò si sono aggiunte le tensioni innescate dalla contestata riforma della magistratura, fortemente voluta dal premier.

La diplomazia e il consenso internazionale

La guerra con Hamas e le polemiche nate per le trattative sugli ostaggi stanno facendo il resto. Con il governo ebraico chiamato a rispondere alle richieste diplomatiche. Al G7 di Tokyo è emerso che Israele ha diritto di difendersi, ma nel rispetto delle norme internazionali. La ministeriale dei grandi ha chiesto pause e corridoi umanitari per la popolazione di Gaza, condannando, inoltre, le violenze dei coloni sui palestinesi in Cisgiordania. 

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A tutto ciò va aggiunto il diktat della Casa Bianca. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha lanciato un appello al premier israeliano: «Nessuna rioccupazione di Gaza dopo la fine del conflitto. Nessun tentativo di bloccare o assediare Gaza». Insomma, la soluzione statunitense sembra essere: due popoli, due Stati. Il premier israeliano, però, tira dritto e gli scontri di terra e aria con Hamas non accennano a placarsi.

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