Ilaria Salis resta in carcere: niente domiciliari, in aula ancora in catene. Minacce agli amici: «Ti spacco la testa»

Nulla è cambiato dall'udienza di due mesi fa: la detenuta italiana continua ad essere portata al processo in catene

Manette ai polsi, ceppi e catene alle caviglie e una catena tirata da un agente come un guinzaglio esattamente come accaduto nell'udienza del 29 gennaio. È entrata così in aula Ilaria Salis, la 39enne docente milanese da 13 mesi in carcere a Budapest con l'accusa di aver aggredito tre militanti di estrema destra. Nulla è cambiato dunque dall'udienza di due mesi fa: la detenuta italiana continua ad essere portata al processo in catene, come se le polemiche delle ultime settimane non siano mai avvenute.

Ilaria Salis, la lettera dal carcere: «Non so mai che ore sono, isolata da tutto. Mi sento in fondo a un pozzo»

Ilaria Salis resta in carcere

Ilaria Salis resta in cella: il tribunale di Budapest ha respinto infatti la richiesta di passare ai domiciliari in Ungheria presentata dai legali della trentanovenne in carcere da 13 mesi con l'accusa di aver aggredito due esponenti di estrema destra. «Le circostanze non sono cambiate», ha detto il giudice Jozsef Sós aggiungendo che «esiste sempre il pericolo di fuga». Roberto Salis, il padre di Ilaria, è uscito dall'aula. subito dopo che il giudice ha reso nota la sua decisione.

«Autorizzo la stampa a usare le mie foto»

In una lettera scritta a mano e consegnata ai suoi legali, Ilaria Salis autorizza la stampa italiana a pubblicare le sue foto con le manette ai polsi e le catene. "Io sottoscritta Ilaria Salis, nata a Milano il 17 giugno 1984 - si legge -, autorizzo la stampa italiana a pubblicare immagini che mi ritraggono con le manette e tutte le catene che eventualmente decideranno di mettermi in occasione dell'udienza del 28 marzo 2024". Anche nell'udienza di oggi la docente detenuta a Budapest è comparsa con le manette e le catene. 

Minacce agli amici di Ilaria

E la situazione non è migliore fuori dal tribunale, dove il gruppo di legali e amici di Ilaria Salis, al loro arrivo, si è sentito apostrofare da un gruppo di estremisti di destra: «Stai zitto o ti spacco la testa», le loro parole all'indirizzo degli amici di Ilaria in tribunale a Budapest, dove oggi è prevista la seconda udienza del processo per l'attivista milanese.

«Ci aspettavano e ci hanno insultato e minacciato in ungherese» ha detto l'avvocato Eugenio Losco. «Ci hanno fatto delle riprese con i telefonini, ci hanno ripreso e il nostro traduttore ci ha detto che ci stavano minacciando», ha proseguito Losco. Del gruppo di una quindicina di persone italiane minacciate faceva parte anche Zerocalcare, oltre a esponenti di Giuristi democratici.

Si allungano i tempi del processo

Per problemi tecnici, si sono allungati i tempi nel processo in corso a Budapest nei confronti di Ilaria Salis e il giudice Jozsef Sòs ha quindi deciso di non ascoltare una delle vittime e i due testimoni previsti per oggi. Si passerà quindi solo ad ascoltare Ilaria Salis e poi alla decisione sulla richiesta dei domiciliari. È stata fissata inoltre al 24 maggio la prossima udienza.

La rabbia di Roberto Salis

La decisione di respingere i domiciliari per Ilaria Salis è stata «l'ennesima prova di forza del governo Orban»: così ha detto Roberto Salis, il padre della donna in carcere da oltre un anno in Ungheria. «Un po' me lo aspettavo - ha aggiunto - Ilaria qui è considerata un grande pericolo». «I nostri ministri non hanno fatto una bella figura e il governo italiano dovrebbe fare un esame di coscienza». «Le catene non dipendono dal giudice ma dal sistema carcerario e quindi esecutivo e il governo italiano può e deve fare qualcosa perché mia figlia non sia trattata come un cane» ha aggiunto.

«Mi pare palese - ha aggiunto Salis - che ci sia una posizione del governo ungherese di infischiarsene delle direttive europee e questo leva anche un po' il velo sulle responsabilità del governo italiano» dato che «il governo ungherese ha deciso di perpetrare questo atteggiamento inaccettabile per uno Stato che appartiene all'Unione europea». «I nostri ministri non hanno fatto bella figura. Nordio - ha ricordato - ci aveva accusato di aver perso tempo ma non è cambiato nulla. Per cui c'è da convivere con la giustizia ungherese, con le istituzioni italiane. Ci dobbiamo aspettare che ci sia una protesta contro l'immobilismo italiano», ha concluso.

«Non penso che in Ungheria ci possa essere un trattamento diverso da quello che abbiamo visto e penso che questo sia assolutamente inaccettabile per l'ItalIa. Resterà in carcere chissà ancora per quanto, può l'italia accettare questo trattamento? Assolutamente no», ha detto l'avvocato Eugenio Losco.

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